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Ho iniziato a leggere Luigi Barzini jr nel 1998 appena laureato. Una signora mi voleva regalare un libro e io scelsi "Gli Italiani", il saggio più bello e completo che sia stato mai scritto sui vizi e sulle virtù del nostro popolo. Lo scelsi in quanto era spesso richiamato in un libro sul carattere degli italiani "Eppur si muove" di Montanelli e Placido, lettura non eccezionale. Da quel momento sono diventato un vero cultore dell'opera di Luigi Barzini jr, originario della mia città Orvieto. La sua scrittura è di una limpidezza cristallina e anche se non si può essere sempre d’accordo con lui non si può fare a meno di considerarlo un grande maestro non solo di giornalismo ma del metodo da utilizzare per una comprensione profonda delle vicende umane. Mentre oggi osserviamo giornalisti che si dichiarano al di sopra delle parti mentre ai fatti si rivelano parziali e opportunisti, la sua caratteristica principale era ch’egli dichiarava fermamente le sue idee e poi, alla lettura, ammiravi l’uomo che pensa solo con la propria testa. Per esempio, pur dichiarandosi grande sostenitore degli Stati Uniti e della loro società progressista, non gli ha risparmiato una critica obbiettiva negli incantevoli saggi come “Gli americani sono soli al mondo” e lo struggente autobiografico “ Oh America. Eravamo giovani insieme”. I suoi ritratti come quello del generale De Gaulle in “L’Europa domani mattina” fanno il pari con quelli del miglior Montanelli. Chi vuole conoscere qualcosa dell’estremo Oriente non può non leggere il suo primo libro “Evasione in mongolia”. Il volumetto in oggetto poi rappresenta un capitolo di quello che rimane, a mio avviso, il suo saggio migliore “L’antropometro italiano” dove si mischiano le vicende principali della storia del nostro paese con i più coinvolgenti ricordi autobiografici. Se si vuole sapere qualcosa di più sul grande giornalista e saggista si possono leggere il commovente “Una famiglia complicata” del figlio Andrea e la raccolta di articoli della figlia Ludina “Una dinastia di giornalisti”.
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