Verso il mistero
< Era laureata da un anno in medicina e amava la scienza coll'ardore della giovinezza, colla fede d'un credente. S'era dedicata alla specialità delle malattie del sistema nervoso, e studiava indefessamente coll'entusiasmo di un neofita. Fu scossa dalla voce della madre, la signora Paola Verganti, che le disse: — Valentina, ti prego, lascia per dieci minuti i tuoi libracci, e ascoltami. [Pg 4] — Parla, mamma, — rispose Valentina chiudendo il libro. — Dà retta a me, — riprese la signora Verganti, — rinuncia al tuo matrimonio. Quando ti ho concesso di frequentare l'Università, lottando coi pregiudizi degli amici, fu per farti forte e capace di vivere anche senza maritarti, ed ecco che la tua scienza non serve che a renderti indipendente da me, e a farti scegliere uno sposo che non mi persuade. — Mamma, tu non sei ragionevole, io non ti riconosco più, non mi sembri più la donna superiore che mi permise di dedicarmi a studii severi e virili. Perchè vorresti togliermi ora quell'indipendenza di volontà che tu stessa m'hai insegnato ad apprezzare? È vero; la mia scienza avrebbe potuto consolarmi della mancanza della famiglia, e non avrei pensato a scegliermi un marito, nè accettato il primo venuto, se il caso non mi avesse fatto conoscere[Pg 5] l'ingegnere Lodovico Arcelli. È un uomo superiore, ricco, simpatico, intelligente, e lo amo con tutta l'anima mia. — Tu che hai studiato medicina, sai meglio di me a qual pericolo ti esponi, — disse la signora Verganti, — tu sai bene che Lodovico è pazzo. — Mamma, non è vero, e mi meraviglio che tu raccolga questa vile calunnia dei suoi nemici. Una mente così equilibrata, che scioglie i problemi di matematica più difficili, che ora sta studiando un metodo nuovo e semplice per trasportare la energia a grandi distanze, via: non è possibile! Io, vedi, ho frequentato le case dove regna la pazzia e credo di saperne qualche cosa; se Lodovico è pazzo, lo siamo tutti! — Allora è ammalato, — soggiunse la signora Verganti; — hai udito quello che hanno detto di lui i tuoi colleghi; m'hanno fatta la descrizione di quel suo[Pg 6] male misterioso, terribile, che fa tremare i più forti, pensa a quello che fai. — Io non ho paura. — Almeno, Valentina, fallo per la mia tranquillità, rinuncia a questo matrimonio. — No, mamma, sono decisa, e tu non inquietarti inutilmente, mostrati forte, come quando il babbo partiva per andare alla guerra, che lo salutavi colla faccia sorridente, per non togliergli il coraggio, e pure avevi il pianto nel cuore; io mi sento figlia del colonnello Verganti e non tremo. Mamma, su allegra; ti assicuro che non ci saranno nè morti, nè feriti, ed ora non parliamone più.>>
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