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Canto del cigno sulla Hollywood degli anni d'oro, "Viale del tramonto" è un film inesauribile. Non c'è niente, in questa storia, che non sia esattamente dove dovrebbe stare: sceneggiatura, regia, recitazione, fotografia... e tutto è la summa di un'arte e di un'idea di cinema di cui lo stesso film pretende di essere l'epitaffio, finendo però col perpetuarla per sempre. Splendida contraddizione.
La voce fuori campo che racconta il film è quella di un morto. Per essere più precisi quella di un cadavere che galleggia nella piscina di una villa in Sunset Boulevard. L'idea di usare come voce narrante quella del protagonista trovato morto all'inizio del film, si è rivelata geniale. Voglio solo soffermarmi su un breve passaggio in apertura del film: "Ma prima che gli altri vi raccontino questa storia deformandola, sono certo che vi piacerebbe sapere la verità; la pura verità". Un monologo da pelle d'oca. Il capolavoro di Billy Wilder.
Generalmente non sono molto prodigo di lodi nei confronti dei films ( anzi , mi reputo un cinefilo alquanto severo ) ma in questo caso non ho remora alcuna : "Sunset Boulevard " è una pellicola pressoché perfetta. Con ciò non voglio assolutamente dare l'idea di un'opera in stile accademico, bensì di un esempio di compiutezza artistica ed estetica che ha pochi simili nella storia della celluloide. La sceneggiatura è geniale e trascinante, gli aspetti tecnici e scenografici inappuntabili, le interpretazioni strabilianti ( tra gli altri,strepitosa la Swanson che si cimenta in un' autoparodia, essendo stata ella stessa una diva del muto, creando un personaggio costruito sugli istrionismi tipici di quel genere di attori ). Ma oltre ad essere un capolavoro di completezza formale, questo film é anche un grande esempio di meta-cinematografia : riflette infatti sulla natura stessa del cinema ma, diversamente da "La finestra sul cortile" di Hitchcock ( focalizzato sul rapporto personaggio-vicenda, spettatore-vicenda, spettatore-personaggio ) e, analogamente, per certi versi , a "Persona" di Bergman (anche se in maniera antitetica ) si focalizza sul rapporto attore-ruolo ( nel capolavoro svedese l'attrice rifiutava il proprio ruolo, qui si ostina a volerne impersonare uno che non esiste più ),nonché sulla natura effimera della fama divistica. Eppure, nonostante il suo cupo e pessimista messaggio, nutro i miei forti dubbi che questo film finirà mai sul viale del tramonto,
Recensioni
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Trama
Joe Gillis (Holden), sceneggiatore di Hollywood, è in un momento di difficoltà professionale. Per sfuggire agli esattori (non sta pagando le rate della macchina) capita in una vecchia casa che sembra abbandonata, ma non lo è. L'abita Norma Desmond (Swanson), vecchia gloria del muto. Joe accetta di rivedere un terribile copione che la diva sta scrivendo, sognando un clamoroso ritorno sul set. L'atmosfera della casa è nera, buia, quasi mortale. La diva proietta continuamente suoi vecchi film, gli ospiti sono mummie sopravissute (c'è Buster Keaton fra i frequentatori). Figura rilevante è il domestico von Mayerling (Stroheim) che, si verrà a sapere, è anche stato il primo marito di Norma.
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