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Anno edizione: 2013
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Ci sono Stati dei momenti che mi ha annoiato, ma giusto qualche pagina. Tuttavia, è un romanzo che mi è rimasto nel cuore, soprattutto il finale
Dopo Jane Eyre pensavo che la maggiore della sorelle Bronte avesse raggiunto la perfezione, invece questo suo libro forse mi è piaciuto anche di più. La protagonista, in pratica sola al mondo, si farà strada con la sua determinazione e la sua disciplina, riuscendo in un mondo dominato dall'opportunismo e dagli interessi personali. Ma la parte maggiore nel libro è fatta dalla penna della Bronte, che riesce a descrivere magistralmente i pensieri più reconditi della protagonista, con uno stile articolato ma sublime, capace di cogliere ogni sfaccettatura, sia appunto del pensiero, che della realtà, con le descrizioni, soprattutto dei personaggi, minuziose ma che non annoiano.
La Bronte non si smentisce, avendo letto Jane Eyre di cui mi sono innamorata! Villette, anche se l'inizio l'ho trovato un po' lento(lo stesso Jane Eyre l'inizio era lento), dalla fine del primo libro in poi mi ha preso sempre più: la maestria di far apparire tutto come se fosse privo di legame, almeno inapparenza; la povera Lucy Snowe, i suoi tormenti legati alla propria esistenza, che passa dall'accontentarsi della semplice ricerca di un posto sicuro dove poter vivere, anche passivamente, senza avversità;alla scoperta di una piccola parte che di se stessa che credeva non esistesse in lei, ma arriva in superficie, non senza un piccolo "richiamo esterno". Nonostante tutto riesce a trovare il suo posto nel mondo avverso, e forse... anche qualcosa in più...la Speranza non muore mai!
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