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Libro che appassiona e si rende indimenticabile,come la musica dello strumento che rapisce e strega senza eguali. In nessun libro di quest'autore manca la sottile inquietudine che fa smaniare l'anima alla ricerca della perfezione.E così Fermine,in un concentrato strategico di parole, incanta e ferma l'attenzione sulle sue pagine.
Racconto carino, ma tranquillamente evitabile; non riesce ad emozionare e risulta assai banale. Leggetevi Canone inverso, dieci volte meglio!!!
Un altro bel racconto poetico, pieno di passione....mi è piaciuto addirittura più di "Neve" e ora sono curiosa di leggere il terzo. Ti fa emozionare, ti rapisce con il mistero e ti lascia senza parole. Bello.
Recensioni
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Maxence Fermine è il giovane autore di romanzi legati da un sottile gioco di simmetrie e di contrasti: l'opera prima Neve (Bompiani, 1999) e il più recente Il violino nero. Due piccoli libri, uno bianco e l'altro nero, nella cui veste editoriale troviamo un riflesso del candore e dell'oscurità all'origine di due avventure fiabesche di iniziazione all'amore e all'arte. Avventure cesellate in una prosa semplice e controllata, che al piacere del raccontare associa l'agilità della concisione. Johannes Karelsky, protagonista de Il violino nero, è un musicista dal genio precoce destinato a conoscere gli abissi della passione in una Venezia di fine Settecento immersa, a dispetto delle precise indicazioni storiche, in un'atmosfera onirica che ripropone l'icona funesta della città, forse ispirandosi all'immagine pittoresca dell'Italia fissata dalla tradizione del romanzo nero e fantastico. L'incontro con un misterioso liutaio, antico allievo della famiglia Stradivari, è il motore di una storia che sviluppa con grazia il tema del rapporto speculare tra discepolo e maestro, tesi in una comune recherche de l'absolu, l'uno a "mutare in musica la propria vita", l'altro a "mutare la musica in vita". "Un violino nero dal suono strano, una scacchiera (...) magica, e una grappa senza età" sono gli elementi fantastici di un racconto che, come nella miglior tradizione del genere, accoglie il meraviglioso per affermare la più semplice delle verità terrene: nell'arte, come nell'amore, si perviene alla pienezza solo attraverso la perdita.
Annalisa Bertoni
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