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La vita accanto - Mariapia Veladiano - copertina
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vita accanto

Descrizione


Rebecca è nata irreparabilmente brutta. Sua madre l'ha rifiutata dopo il parto, suo padre è un inetto. A prendersi cura di lei, la zia Erminia, il cui affetto però nasconde qualcosa di terribile, e la tata Maddalena, affettuosa e piangente. Ma Rebecca ha mani bellissime e talento per il piano. Grazie all'anziana signora De Lellis, Rebecca recupera un rapporto con la complessa figura della madre, scoprendo i meccanismi perversi della sua famiglia. E nella musica trova un suo modo singolare di riscatto, una vita forse possibile. La Veladiano racconta senza sconti l'ipocrisia, l'intolleranza, la crudeltà della natura, la prevaricazione degli uomini sulle donne, l'incapacità di accettare e di accettarsi, la potenza delle passioni e del talento.
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Dettagli

2011
25 gennaio 2011
170 p., Brossura
9788806205980

Valutazioni e recensioni

3,29/5
Recensioni: 3/5
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Giovanna
Recensioni: 3/5

Non avevo mai letto storie così lunghe e con così tanti nodi da sciogliere in romanzi così brevi: il pregio in questo caso sta, appunto, nel cosa si sceglie di approfondire e come farlo. Si legge tutto d’un fiato e si fa fatica a interrompere la lettura. Però, per mio gusto personale, avrei preferito fossero approfondite alcune questioni. Tutto si svolge in maniera abbastanza originale: la risoluzione dei problemi non è così scontata, e non lascia il lettore insoddisfatto. Ho notato una netta divisione tra la parte in cui i problemi vengono presentati e la parte in cui i problemi vengono risolti. Avrei preferito pochi problemi alla volta, magari concatenati, da risolvere poco alla volta. Inoltre il lettore ha pochi elementi per poterci arrivare da solo, proprio perché la storia è limata il più possibile. All’inizio ho avuto la sensazione che non fosse una scelta consapevole, che fosse il risultato di un libro scritto in fretta. Rileggendolo, e notando comunque l’abilità nel collegare tutti gli elementi, la bravura nel non far perdere l’attenzione del lettore, sono giunta alla conclusione che sia una scelta studiata e voluta, e che l’autrice fosse a conoscenza che stava scartando parti buone e accattivanti (come gli intrecci e i misteri protratti a lungo), sacrificandole in nome di qualcosa di nuovo, di originale, di audace. Non posso fare a meno di chiedermi però se con una storia meno complessa, meno “psicologica”, più breve e lineare, narrata in questo modo, avrebbe fatto lo stesso effetto. E’ un libro quindi che mi è piaciuto per questo stile velocissimo, fatto di dettagli, ma avrei tanto voluto che la storia si sviluppasse in maniera più approfondita.

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cristina
Recensioni: 1/5

Non mi è piaciuto. L'idea di fondo poteva anche essere buona ma poi non è stata sviluppata in modo incisivo e originale. Questa storia non lascia nessun segno e si dimentica appena chiuso il libro.

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Bookworm
Recensioni: 3/5

Degna di nota la saggia e truffaldina signora De Lellis, la cui figura purtroppo è introdotta molto tardi nel romanzo e non viene sviluppata appieno. Nella testa del lettore aleggia sempre costante la domanda per cui ci si chiede se sia più sfortunata Rebecca con la sua bruttezza o le persone che la circondano con le loro disgrazie.

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Recensioni

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Voce della critica

Davvero singolare questo romanzo di Mariapia Veladiano, ambientato in una torbida Vicenza attraversata dalle scure acque del Retrone, il cui scorrere fa da sottofondo all'intera vicenda, segnandone anche punti di svolta e partizioni. "Le acque sono richiuse", sono le parole che praticamente chiudono il romanzo, dopo che il lettore e la protagonista Rebecca hanno potuto lanciare il loro sguardo sul fondo melmoso del fiume. Questo scandaglio, da cui si sprigionano miasmi mefitici, viene praticato dall'autrice in punta di piedi: sotto la grigia pietra della città si nascondono segreti indicibili o che tali diventano perché avvolti in un non detto che li rende ancor più angosciosi.
Tare di zoliana memoria, incesti, violenze, omicidi, suicidi vengono allusi o nominati, ma senza alcun compiacimento: è il male consustanziale all'esistere umano, un male permesso da un Dio che si sottrae. "Non ho tesi su Dio, non so se esiste oppure no. Né se sia buono o invece onnipotente. Di sicuro se c'è in alcuni momenti è disperatamente distratto", riflette Rebecca, dopo aver subito un volgare scherzo, in realtà un lancinante oltraggio, da parte dei suoi compagni di scuola. "Mostro peloso", è la succinta reazione dei ragazzi di fronte allo scandalo della bruttezza, quasi un rito apotropaico, crudele e insieme impotente. Qui Veladiano, teologa, sfiora con delicatezza, ma insieme con chiarezza, l'antico tema del deus absconditus, del Dio che si ritrae, come dice Hans Jonas, lasciando compiere il male, ma forse anche lasciando agli individui la loro responsabilità. La chiacchiera cittadina banalizza il male – che è anche sofferenza e dolore – trasformandolo in pettegolezzo; solo Maddalena, la donna che si occupa di Rebecca e della dimora patrizia della famiglia, una donna che ha sofferto, sa trovare le parole giuste, spesso attinte ai testi sacri. Maddalena "sa", per intuito e per esperienza, come il coro nella tragedia greca.
La vicenda narrata si dipana attorno a Rebecca (il cui nome significa, in ossimorica antitesi con il suo aspetto, "colei che irretisce gli uomini"), bambina di mostruosa bruttezza, nata misteriosamente da due bellissimi genitori. Ma è proprio questa bruttezza, accompagnata da un particolare dono per la musica, a salvarla dall'iniquità quotidiana ("salvare", "dono" sono parole che fanno parte del lessico spirituale, sotto traccia, dell'autrice). Bruttezza che si rivela una sorta di "grazia" amara per la bambina. E attorno allo scandalo della bruttezza (intollerabile non solo per i compagni di scuola, ma per l'odierna società dell'immagine, dove l'"essere" coincide con il patinato apparire mediatico) si posizionano i vari personaggi del romanzo. Rebecca, nel suo accidentato cammino temerariamente affrontato (ab origine accetta i limiti della propria condizione, che in un certo modo le appaiono naturali, o meglio dettati da una legge naturale), incontra rifiuto, dileggio, orrore, ma anche arcane complicità. Trova sempre confidenti e angeli protettori (Maddalena, la maestra, la compagna di banco, la vecchia concertista), quasi irraggiasse un'energia seduttiva. Rebecca rappresenta il perturbante che non è consapevole di essere tale.
Sono quasi sempre angeli femminili quelli che l'accompagnano: l'uomo resta ai margini e, in genere, si rivela impotente, e comunque non all'altezza. Anche il padre amato, dolce ed elegante, non sa essere all'altezza. Il suo peccato – la sua ombra – è quello dell'omissione, volendo ricorrere alla casistica gesuitica; lascia che le cose avvengano, senza intervenire, senza opporsi, si limita a erigere un diaframma tra la figlia e il mondo: per evitarle di soffrire, è come se dicesse consolatoriamente a se stesso. Rebecca, alla fine del romanzo, si vede riconosciuta come persona (non senza qualche lieve ritocco fisico) in un equilibrio che in realtà ha sempre posseduto, e costituisce con la vecchia compagna di banco e la sua bambina una nuova particolare, ed eversiva, famiglia, tutta al femminile.
L'interesse che ha suscitato questo libro senza sesso e senza esplicita violenza ci interroga. Un libro politico (che scalza la legge del padre, valorizza la "cura" e l'"astuzia" femminili, che sdegna il glamour), senza avere l'apparenza di esserlo, un libro che sfida il gusto mainstream, che pone questioni etiche, senza offrire risposte perentorie. Un romanzo, anche, ricco di personaggi, di storie e di movimento, pur nella sua apparente atemporalità, classicamente composto sullo sfondo di una nobilmente classica Vicenza, ricco di colori e di accensioni sinestetiche. Qualcosa, sicuramente, d'insolito.
La vita accanto ha vinto il Premio Calvino 2010.
Mario Marchetti

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Conosci l'autore

Mariapia Veladiano

1960, Vicenza

Vicentina, è nata a Vicenza. Laureata in filosofia e teologia, ha insegnato lettere ed è preside. Collabora con «Il Regno», «La Repubblica», «Avvenire» e altre testate.La vita accanto, pubblicato da Einaudi è il suo primo romanzo, vincitore del Premio Calvino 2010. Nel giugno del 2011 il romanzo è entrato a far parte della cinquina dei finalisti dello Strega classificandosi secondo. Nel 2012 ha pubblicato, sempre con Einaudi, il suo secondo romanzo Il tempo è un Dio breve, un romanzo potente e misterioso su una donna che viene lasciata dall'amatissimo marito.Nel 2013 ha pubblicato il giallo per ragazzi Messaggi da lontano (Rizzoli), Ma come tu resisti, vita (Einaudi), raccolta di riflessioni sui sentimenti e le azioni...

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