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In casa Ghosh è concesso a tutti il lusso di recitare la Grande Famiglia Felice. Quando cala il palcoscenico sulla recita, la realtà però svela il suo vero volto.
«Commuove profondamente» - Amitav Ghosh
«Atterrisce e, nello stesso tempo, delizia» - A.S.Byatt
«L'autore racconta ascesa e caduta di una solida dinastia borghese nell'India turbolenta degli Anni '70 divisa tra tradizione e modernismo occidentale» - Ttl, La Stampa
Nel 1967, nel cuore di Bhabanipur, a Calcutta, fa bella mostra di sé una grande casa a quattro piani, con un prezioso giardino sul retro. È la casa dei Ghosh, gente scaltra e abile che viene da Calcutta nord e possiede aziende come la Charu Paper & Sons, una rinomata cartiera - e, a detta di tutti, eccellenti entrature nelle alte sfere del Partito del Congresso. Al piano superiore vivono Babà e Ma e la famiglia di Adinath, l'erede designato del grosso della ricchezza dei Ghosh, il primogenito che segue docilmente il sentiero tracciato per lui dal padre. Al piano immediatamente inferiore Bholanath, il più giovane dei Ghosh che dirige la Charu Books, un'azienda i cui guadagni se ne vanno quasi tutti per sostenere l'istruzione della figlia in una costosa scuola in lingua inglese, più sotto abita il secondogenito Priyo, e più sotto ancora Purba, la giovane vedova dell'ultimogenito. In una nicchia al centro della parete rivolta a est della casa, in uno sfavillio di seta rossa e oro, troneggia la divinità che regna sulla casa, la munifica dea della ricchezza, Lakshmi, col suo imperscrutabile mezzo sorriso. Prima di ogni pasto, la famiglia riunita attende, com'è costume della gente di Calcutta nord, che il primogenito deflori l'intonso monticello di riso cotto con un grosso cucchiaio.L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
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