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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2016
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Pierre Michon è bravo, sceglie un incipit del tutto bello (“Inoltriamoci nella genesi delle mie pretese.”) e con “Vite dei fratelli Bakroot” scrive uno dei migliori racconti di collegio che abbia letto: data l’ambientazione assai usurata, e che si ricorda per delle eccellenze, riuscire bene denota una distinta levatura, anche se il finale l’ha fatto veramente brutto, con un patetico troppo letterario, ma di brutto c’è veramente solo il finale, meno di mezza pagina, tutto il resto del racconto è potente.
Pierre Michon esordisce, negli anni '80, alla soglia dei quarant'anni con questo libro incredibile in cui la voce narrante racconta la propria vita attraverso la storia di personaggi di secondo piano, che ne hanno fatto da cornice, senza determinare o sconvolgere particolarmente. Ma quello che colpisce è lo stile di scrittura, ricco, raffinato, pieno di echi e citazioni, che a tratti rallenta la lettura, ma che rende questo libro davvero speciale. L'ho finito in un paio di giorni, e forse non me lo sono gustato abbastanza, ma temevo di stancarmene e di abbandonarlo. Sono felice di essere arrivata fino in fondo, anche se spesso alcuni brani hanno richiesto una rilettura.
Bellissimo libro che racconta appunto, in modo romanzato, le vite di personaggi veri conosciuti dallo scrittore. Uno stile per me abbastanza nuovo, che non saprei definire: antico, descrizioni precise e minuziose mai barocche o leziose, riferimenti a quadri o a filosofi francesi (che forse non tutti conosco). Insomma uno stile non "minuscolo" che forse vuole sottolineare quanto i meno famosi, i meno visibili siano invece le persone di Valore con la V maiuscola. Ma attenzione: gli, mi sembra, 8 personaggi non sono eroi. Reduce da Furore (ma capisco che questo paragone è decisamente azzardato) dove i dialoghi avevano la caratteristica di una parlata di provincia, qui è tutto l'opposto: eppure siamo nel centro della Francia, (con qualche scappata a Parigi o in Normandia), i protagonisti dei racconti sono persone semplici, contadini. Mentre leggevo a volte mi sembrava di essere davanti a un quadro o di essere in ascolto di una sinfonia di Beethoven. Fate voi. "Tutto ciò sotto il riso flebile, di argento freddo, d'un sole di gennaio"
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