La voce della pietra

La voce della pietra (attorno alla cui vicenda è stato girato un film con Emilia Clarke, Lisa Gastoni, Remo Girone e Edward Dring - regia di Erich Howell con produzione Zanuk, USA 2017) è uno dei romanzi neogotici più impressionanti di Silvio Raffo. Costruito come il doppio diario di Jacob e Verena, esso narra la vicenda di un ragazzo (Jacob) che in seguito alla tragica fine della madre, decide di chiudersi in sé cessando ogni comunicazione con gli altri. Egli è interamente occupato ad ascoltare la voce della madre emersa dalla lastra tombale collocata nel giardino di Villa La Pietra, perturbante dimora assimilabile al castello in cui, oltre a Jacob, vivono una zia dedita alla meditazione orientale e un discretissimo cameriere. La voce porterebbe il ragazzo, del cui padre significativamente scomparso nel giorno della sua nascita, non si sa quasi nulla, al Grande ricongiungimento, cioè, secondo il suo misterioso delirio, a unirsi con lei per giungere alla grande opera come infinito silenzio onnipotente del Mare di pietra. A questa unio mistica si contrappone però l’odiato “serpente” cioè Verena, la terapeuta incaricata di farlo tornare alla parola. Essa ne intralcia a fin di bene l’ossessione, cercando in tutti modi di creare un contatto che Jacob respinge ogni volta sdegnosamente. Assorbito dall’opera segreta contenuta in un quaderno rosso, e dall’impegno di addomesticare un falco, il sinistro messaggero che aggredirà Verena, scesa a esplorare dei misteriosi sotterranei, tentando di accecarla, Jacob non proferirà mai parola. Nel romanzo non mancano quindi gli ingredienti immaginali del romanzo gotico, ma qui occorre tener presente l’aspetto simbolico di tutta la vicenda, che in un sottile e pericoloso gioco di empatie troverà una drammatica soluzione proprio per mezzo di Verena.