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Anno edizione: 2016
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La voce sepolcrale, cartavetrata, di Leonard Cohen sa esprimere un'incredibile varietà di emozioni. Il cantautore rimane provocatorio pur riconoscendo la rabbia, i fallimenti, le rotture ed i rimpianti vissuti. Secondo lui il riscatto arriva, semmai, attraverso un'inflessibile onestà. La title track è introdotta da un coro ed una linea di basso premonitori: il testo di "You Want It Darker" è un atto d'accusa contro la religione, ma anche una riflessione, una confessione personale che esprime tutti i suoi dubbi. "Treaty" ricorda la melodia di "Anthem", con il pianoforte, gli archi synth e il coro ad evidenziare l'intensità delle liriche. Cohen sembra identificare le speranze del passato e le verità percepite con il suo senso di 'colpa'. "Leaving The Table" è un valzer country agrodolce, il cui testo rivela tutto ciò di cui l'autore non ha più bisogno, sottolineando la sua imminente uscita di scena. Il blend di Blues, yiddish folk e musica gitana in "Traveling Light", con la sua profusione di bouzouki, mandolini e loop di batteria rimanda alle atmosfere musicali di "Various Positions". Canzone dopo canzone, Leonard offre accostamenti lirici che, volta per volta, regolano i conti con Dio, con le amanti del passato e con sé stesso, ma nonostante la lunga lista di lamentele, lutti e peccati, in "You Want It Darker" prevale la sua apertura istintiva verso ciò che è stabilito nella 'luce'.
Ho ascoltato e riascoltato "You want it darker". Mi sono commossa e innamorata di Leonard Cohen. Questo è il suo ultimo album, uscito poco prima della sua morte. E' il sua addio alla vita, "I'm ready my Lord". Ho trovato meravigliosa Treaty, anche nella versione strumentale dell'ultima traccia, con la voce profonda di Cohen che ci dice: "I wish there was a treaty/ Between your love and mine"
Recensioni
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