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Quando mi decisi ad acquistare questo libro, fui senza dubbio attratto dalla pubblicità sui siti specializzati, che lo descrivevano come un fantasy ambientato in Italia, in particolare l’Italia post-risorgimentale. Il libro si ispira, infatti, alle leggende locali e agli esseri mitici che popolano la Lessinia e parte del Triveneto (questa edizione di Zeferina contiene una bella appendice su tali leggende e un bestiario degli esseri sovrannaturali che abitano questa parte d’Italia). L’autore percorre, quindi, una strada senz’altro innovativa, ben diversa dalle classiche rielaborazioni dei miti tipicamente “anglosassoni”, e quindi da elogiare pienamente. Tuttavia, nel romanzo tali leggende sono reinterpretate in chiave horror e questo potrebbe non soddisfare i gusti personali dei lettori, che, attratti dalla presentazione del libro, avrebbero magari preferito un fantasy meno “cruento” e più “eroico”. Si tratta, comunque, di una opinione personale, che nulla toglie alla bravura dell’autore nel presentarci i personaggi e i luoghi della sua storia.
In questo romanzo il Bestiario di Coltri è ricco di creature fantastiche, comprensivo di figure tra le più conosciute del panorama fantasy e di altre meno. Ho apprezzato la sobrietà con cui l’autore sceglie di metterle in campo, lontana dall’ovvietà più qualunquista che certi stereotipi spesso si trascinano dietro, e l’utilizzo minimale che ne fa. Due aspetti che rendono il tutto misterioso e affascinante, a tratti seducente. I protagonisti umani, invece, sono fondamentalmente due, escludendo il bimbo: Nero, personaggio pratico e risoluto, e Zeferina, scissa tra vissuto reale e visioni che popolano la sua mente, mistione che dà vita a immagini molto suggestive. Per quanto riguarda la storia, invece, l’impressione è stata più a favore dei singoli capitoli, che ho trovato più incisivi della trama nella sua interezza. Il disegno generale si intuisce ma resta quasi defilato rispetto alle singole scene, che dimostrano più solidità del collante che le unisce. I dialoghi sono concisi: spesso centrano l’obiettivo, ma a volte frantumano l’atmosfera.
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