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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2012
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Per niente scontato o banale
Partiamo dal presupposto che la storia avrebbe anche meritato. Peccato però che durante lo sviluppo della stessa, l’autrice le abbia un po’ fatto perdere consistenza. Daria Bignardi in questo libro ci racconta la storia di Arno, marito di Sara e padre di tre bambini. Racconta di Sara, attraverso le parole di Arno e dei suoi amici e parenti, non dando mai veramente spazio a lei. Una mattina Arno si sveglia e non trova accanto a sé Sara, non la trova in cucina, in bagno, da nessuna parte. Sara è andata via lasciando 4 righe in cui spiega che ha bisogno di stare sola. In questo preciso momento inizia l’attesa. Non solo l’attesa di Arno che aspetta che Sara torni a casa, ma anche la nostra attesa. Attesa di qualcosa che stravolga completamente la storia. I colpi di scena arrivano, affrontiamo tematiche pesanti come quella della morte di un figlio. Cerchiamo di entrare nel mondo di un padre costretto a portare avanti da solo, il peso di avere tre figli tutti con passioni e impegni differenti che non conosciamo affatto perché se ne occupava qualcun’altro. Arrivi a chiederti come possa una madre abbandonare così i propri figli, anche se c’è il sospetto che lei senta i bambini anche dopo essere andata via. E ciò nonostante, non succede nulla. Arno grazie ad amici del passato di Sara, scopre cose che lei non ha mai avuto il coraggio di raccontargli. Il segreto che Sara custodisce in realtà è un gran segreto. Uno di quelli che ti toglie veramente il sonno la notte per anni e anni a venire. Ma una volta svelato, finisce tutto. Ho sofferto molto la mancanza di Sara come voce a sé in questo libro. Daria Bignardi dà voce solo ed esclusivamente ad Arno che ci fa conoscere Sara attraverso i racconti suoi e di chi l’ha conosciuta. Avrei apprezzato sentire la sua voce, conoscere i suoi pensieri, capire cosa l’ha spinta ad andare via, qual è stato il momento in cui nella sua testa qualcosa ha fatto “click” e lei ha capito che doveva andare. Se ha pensato ai figli… Sono tutti argomenti non toccati, se non in modo superficiale e dal punto di vista di quest’uomo. La conclusione del libro è altrettanto superficiale. Arno arriva alla sua conclusione senza avere mai un vero e proprio confronto con la moglie. Senz’altro la Bignardi ha toccato corde di una tematica molto attuale nella vita di quasi tutte le coppie. L’incomunicabilità tra due persone che hanno deciso che sarà per sempre, ma che si condannano a vivere da soli anche se in coppia, semplicemente perché l’altro non la capirà mai.
In questo romanzo la Bignardi parla di un amore irrazionale e doloroso che prevale sulla ragione e la certezza di una vita piatta e programmata. Arno e Sara sono sposati da tredici anni e hanno tre figli. Hanno deciso di sposarsi dopo solo tre mesi. Si erano amati da ragazzini, poi si erano persi di vista per dieci anni e quando il destino li ha fatti riunire l’amore ha trionfato. O così pensavano tutti: i genitori, i parenti, gli amici. Ma l’amore non può vincere il grigio del dolore, inquinato come Milano. Sara scappa, pochi giorni prima di Natale. Dallo stupore misto a rabbia Arno comincia una ricerca nel passato della donna che ama, una donna che a quanto pare non conosce per nulla, che ha giudicato troppo in fretta e troppo sommariamente, che nasconde dolore e tenerezza. Lo stile è scorrevole. Si è rivelato un libro velocissimo da leggere. Ci sono flashback e ricordi, supposizioni e viaggi mentali, dialoghi e spaccati di vita. Un percorso veloce (quasi superficiale), poco spazio per le vere sensazioni che un abbandono dovrebbe suscitare, senza contare che i personaggi caratterizzati sono davvero pochi. Quindi un libro carino, con una gran bella idea di fondo peccato però averla sviluppata in modo così scarno e veloce.
Recensioni
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