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L'affaire Moro - Leonardo Sciascia - copertina
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Descrizione


Scritto a caldo nel 1978, questo libro non ha che guadagnato con gli anni. Mentre, in una nobile gara di codardia, i politici italiani, nonché i giornalisti, si affannavano a dichiarare che le lettere di Moro dalla prigionia erano opera di un pazzo o comunque prive di valore perché risultanti da una costrizione, Sciascia si azzardò a leggerle, con l’acume e lo scrupolo che sempre aveva verso qualsiasi documento. Riuscì in tal modo, sulla base di quelle lettere, a ricostruire una intelaiatura di pensieri, di correlazioni, di fatti che sono, fino a oggi, ciò che più ci ha permesso di capire, o di avvicinarci a capire, un episodio orribile della nostra storia. Presentando il libro nella sua ultima edizione (1983), Sciascia scriveva opportunamente «questo libro potrebbe anche esser letto come “opera letteraria”. Ma l’autore – come membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla “affaire” – ha continuato a viverlo come “opera di verità” e perciò lo si ripubblica (non più col rischio delle polemiche, ma del silenzio) con l’aggiunta della relazione di minoranza (di assoluta minoranza) presentata in Commissione e al Parlamento. Una relazione che l’autore ha voluto al possibile stringare, nella speranza abbia la sorte di esser largamente letta: qual di solito non hanno le voluminosissime relazioni che vengono fuori dalle inchieste parlamentari».
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Dettagli

9
1994
7 settembre 1994
196 p., Brossura
9788845910838

Valutazioni e recensioni

4,46/5
Recensioni: 4/5
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angelo
Recensioni: 4/5

Ingredienti: le ultime lettere di un politico prigioniero dell’incomunicabilità, un’esegesi dei testi e delle parole alla ricerca del detto e del non detto, l’abbandono di un sequestrato, sacrificato alla ragione di stato, la lucidità spacciata per debolezza di un uomo che intuisce il proprio destino. Consigliato: a chi vuole scoprire la peggior prova di forza di uno stato debole, a chi vuole coprire con un inchiostro nitido una pagina oscura di storia italiana.

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franco
Recensioni: 3/5

Nel pieno dei 55 giorni del quarantennale del delitto Moro, quando sembra che i mezzi di comunicazione abbiano adempiuto al rito della doverosa quanto frettolosa rievocazione, può essere molto istruttivo leggere o rileggere quanto Sciascia scrisse poco dopo i fatti, tentandone una prima analisi critica, avvalendosi anche della sua partecipazione alla Commissione parlamentare d'inchiesta. E allora è prezioso questo acuto libretto che non solo rievoca i fatti, ma li analizza sottilmente, tentando di tarne una lezione e di giungere ad una prima verità. E attenzione che tutti i testi vanno letti, compresa quindi la cronologia dei 55 giorni (laddove si scopre che mentre la prigionia di Moro catturava l'occhio di tutti, ben 12 persone note o meno note venivano colpite e 2 di esse assassinate!) e compresa l'acuta "relazione di minoranza del deputato LS" che non risparmia critiche al metodo caotico e superficiale con cui vennero condotte le indagini e sulla prevalenza delle operazioni a effetto, "da parata", su quella che avrebbero potuto portare alla liberazione di Moro, compresa una precisa analisi e decrittazione degli eventuali (probabili, secondo lo scrittore) messaggi inseriti nel testo dal prigioniero. E invece si preferì, inutilmente, analizzare il linguaggio, pietrificato e fasullo, dei messaggi delle BR. L'argomento centrale di Sciascia è che, mentre Moro si batteva nelle sue lettere per lo scambio di prigionieri, attribuendo la linea della fermezza scelta dal governo soprattutto alla volontà del PCI, proprio queste sue argomentazioni finirono per accreditare la tesi che la sua volontà fosse coartata dai terroristi, mentre Sciascia dimostra che era coerente col pensiero dell'uomo politico sulla debolezza dello Stato e sulla sua costante tendenza a transigere con terroristi d'altro genere (tipo i palestinesi). Questa negazione della volontà di Moro, fini per portare allo strappo finale fra istituzioni e famiglia, ben visibile nei funerali separati.

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Libro di stupenda onestà intellettuale, di una forza e uno spirito che lasciano quasi senza fiato ogni eventuale possibilità di confronto; libro di sopraffina maestria realistica e insieme scavo nella materia più fonda e amaramente latente del nostro carattere sociale; libro scopertamente e volutamente polemico di un autore che era e rimarrà inchiostro e respiro della nostra condizione italiana, provocatorio e intenso come una peccaminosa resina di verità personale e nazionale che non si è capaci di togliersi di dosso, tanto è densa di una storia troppo malata, troppo deficitaria e collusa con l'uomo che la forma e la scrive. Strepitoso schiaffo in faccia a una repubblica fragilissima, un mistero chiamato Italia.

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Conosci l'autore

Leonardo Sciascia

1921, Racalmuto

Scrittore e uomo politico italiano. Esordisce sotto il segno di una prosa poetica (Favole della dittatura, 1950; La Sicilia, il suo cuore, 1952) che lascia però presto il passo ad una vena che si rivelerà per lui più feconda. A dire dello stesso Sciascia, la sua cifra più autentica affonda infatti le radici in «una materia saggistica che assume i modi del racconto». Questa direzione è subito evidente fin da Le parrocchie di Regalpetra (1956) e Gli zii di Sicilia (1958), che mostrano come gli spunti di cronaca isolana si sappiano fare pretesto e cornice per indagare sul costume sociale e le sue degenerazioni.Esempi ancor più compiuti in tal senso saranno Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno il suo (1966), che affrontano il tema...

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