Recentemente ho letto questo libro per sostenere un esame universitario sulla traduzione, argomento che ho studiato per oltre 3 anni. Ho trovato interessante, nonché illuminante la prospettiva e gli spunti offerti da Antonio Prete. In questo libro l'autore ci fornisce delle riflessioni riguardo l'eterna questione della traduzione poetica, della sua “possibilità” e di come si possa superare l'ostacolo della "intraducibilità"; alle volte anche attraverso l'analisi di alcuni poeti e traduttori del passato, come ad esempio Leopardi. Lo stile poetico, con il quale espone il suo affascinante pensiero, rende la lettura interessante e fluente, nonostante qualche periodo leggermente più complesso da comprendere. Questo libro ha aperto la mia mente nei confronti della traduzione e mi ha aiutato a capire ed esplorare meglio questo processo tanto complicato quanto intrigante.
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All'ombra dell'altra lingua. Per una poetica della traduzione
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All'ombra dell'altra lingua. Per una poetica della traduzione
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Fare rivivere in un'altra lingua la parola letteraria è al tempo stesso opera alchemica e prova di audacia. Qui la trasmutazione si esercita non su metalli guizzanti di vita, ma su una materia altrettanto ricca e pulsante: il fraseggio, la sonorità, il timbro, le scelte lessicali, tutto ciò che rende unico un testo d'autore. È con una simile unicità che si misura il traduttore. Fallirebbe però il suo compito se si prefiggesse di ricalcare l'originale o giudicasse la propria impresa davvero compiuta, e non solo l'approssimazione provvisoria a un'impossibile perfezione. Perché tradurre ha a che vedere con l'ombra, più che con la trasparenza della luce. Secondo Antonio Prete - che arruola appassionatamente in questo saggio le sue competenze di comparatista, di traduttore e di poeta - significa infatti agire nella zona umbratile che si colloca tra lingua d'origine e lingua d'approdo, prestando voce, inflessione ed energia inventiva a forme di mondo diverse dal nostro. Un cimento che ha intime affinità con il poetare. "Senza essere poeta non si può tradurre un vero poeta", sosteneva già Leopardi, alle prese con il secondo libro dell'Eneide. Lo confermano le versioni in cui si sono provati i maggiori poeti italiani del Novecento, dal Puskin di Giudici all'Apollinaire di Caproni e Sereni, dal Racine di Ungaretti e Luzi al Goethe di Fortini, dai lirici greci di Quasimodo allo Shakespeare "per l'orecchio, non per l'occhio" di Montale.
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Autore:
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Editore:
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Collana:
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Edizione:5
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Anno edizione:2011
In commercio dal:
3 marzo 2011
Pagine:
144 p., Brossura
EAN:
9788833921921
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Claudio Guarino 27 novembre 2016