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Anno edizione: 2016
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Annie Ernaux si racconta in questo libro autobiografico sul rapporto con la sorella mancata prima della propria nascita. Un dolore che ha i propri strascichi anche nel rapporto con la madre che in fondo mai si è ripresa dalla morte della prima figlia e vive con paura la crescita di questa seconda figlia, come se anch’ella fosse destinata a una dipartita precoce. Le parole non dette e il dolore non condiviso tra madre e figlia, porteranno l’autrice ad avere un dialogo intimo con la sorella che sarà doloroso, duro e in molti tratti cinico. Un piccolo libro che ho dovuto leggere con lentezza proprio per la durezza delle parole che diventano lame. Consigliato a chi vuole conoscere in piú profondità questa autrice che ci sta permettendo, con i suoi scritti, di conoscerla a fondo.
La Ernaux non delude mai! Un'opera autobiografica che definisco "una chicca" grande lavoro introspettivo che A. E. compie nell'arco di una vita, ritornando a quella domenica estiva coincidente con il suicidio di Cesare Pavese, quando venne a conoscenza del tutto casualmente di aver avuto una sorellina morta per difterite, allora incurabile (1938), tragico avvenimento sempre taciuto dai genitori, anche una volta divenuta adulta. Da quel giorno per A. E. inizia una vita diversa che la porta ad analizzare ogni atto compiuto da sua mamma, la "lei", non mamma, ma "lei" e anche in sottordine da suo padre, vedendo sotto una luce differente ogni suo atto, anche qualunque frase dall'apparenza innocente. Bella scrittura e riflessioni profonde. Consigliato.
Un racconto profondamente intimo che ripercorre e scava nella vita della scrittrice inseguendo l'ombra, sempre presente ma invisibile, di una sorella morta e mai conosciuta, e verso la quale, una volta scopertane per caso l'esistenza, non può fare a meno di provare una gelosia quasi irrazionale. Esistenze quelle delle due sorelle, in cui una esclude l'altra, una vita che nasce dalla morte, dalla sua perdita prematura. Annie Ernaux dà vita ad una confessione con se stessa, in cui mette davanti allo specchio la propria anima spogliata, vera, vulnerabile, scoprendo le proprie debolezze e le proprie ferite. Una lettera alla sorella con cui non ha condiviso nulla e di cui le rimangono soltanto fotografie sbiadite dal tempo, che è in realtà una sorta di terapia che grazie alla scrittura permette all'autrice di indagare nel proprio spirito, una confessione spietata che non ha paura di illuminare attraverso la luce di uno sguardo limpido anche i lati più oscuri di sé.
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