Che gran libro! Nella prima parte, in cui prevalgono ambiente e personaggi, il lettore si trova letteralmente immerso nell’universo di Genny, una Napoli bella e cattivissima nel quale i rapporti umani sono dominati dalle abilità personali. Questa, a mia opinione, è la parte migliore del libro. Nella seconda il testo forse tradisce un po’ le attese; per i miei gusti ci si accosta un po’ troppo a certi stereotipi “polizialcriminaleschi”. Resta, ad ogni modo, una grande libro e, quella di Longo, una maiuscola scrittura.
L' altra madre
Genny ha sedici anni e lavora in un bar dalle parti di via Toledo; gli piace giocare a pallone e fare il buffone sul motorino. Perché, dicono gli amici, come lo porta lui, il mezzo, non lo porta nessuno. Tania di anni ne ha quindici, va ancora a scuola e dorme in una stanza che "tiene il soffitto pittato di stelle"; le piacciono le scarpe da ginnastica rosa e i bastoncini di merluzzo. La madre di Genny "ha quarant'anni, forse pure qualcuno in meno, ma il viso è segnato da certe occhiaie scure che la fanno sembrare più vecchia"; passa le giornate a fare gli orli ai jeans: venti orli ottanta euro; ogni tanto si interrompe, prende le carte e fa i tarocchi; e ogni tanto, quando non riesce a respirare, si attacca all'ossigeno. La madre di Tania fa la poliziotta, ha un corpo asciutto, muscoloso, e vicino all'ombelico "la cicatrice tonda di quando l'hanno sparata"; ed è una che se qualcosa va storto non esita a tirare fuori la pistola. Un sabato pomeriggio, in una strada del Vomero, le vite di Genny e di Tania si incrociano in modo tragico: e una madre decide di fare giustizia. A modo suo. Come già in "Dieci" con quella scrittura spigolosa e incalzante che riesce, è stato scritto, "a riattivare ciò che giace inerte nel linguaggio collettivo e privato", Andrej Longo ci racconta una certa Napoli, e gli uomini e le donne che la abitano: protervi e feriti, crudeli e generosi.
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Autore:
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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GIAMPIERO FARGNOLI 28 novembre 2016
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ROBERTA GIULIETTI 07 luglio 2016
Senz'altro uno dei migliori testi di Andrej Longo con una scrittura densa e incalzante ,che immerge il lettore in una Napoli , quella dei quartieri spagnoli, viva , crudele , violenta ma non senza speranza , perché generosa e capace di rinascita.
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Andrej Longo ha un pregio non molto diffuso tra gli scrittori: libro dopo libro non delude mai. L'altra madre si insinua senza chiedere permesso nella mente e nell'anima del lettore, che diventa Genny quando Genny corre o soffre; e diventa Irene, e la disperazione e il dolore di Irene diventano il dolore e la disperazione del lettore. Commuove perché se si è genitori non si può rimanere indifferenti né al tragico destino di Tania né alla disperazione di Irene. Ma commuove anche la madre di Genny: E commuove la disgraziata vita di madre e figlio. Ma ciò che più commuove è la rinuncia di Irene alla vendetta tribale dell'occhio per occhio dente per dente: Irene che è poliziotta attenta e senza remore, ma che è soprattutto una madre. E come una madre compassionevole, comprende fino in fondo le motivazioni di Genny : perché lui non ha potuto scegliersi la vita che gli è toccata, ma ha già in nuce gli elementi caratteriali che lo porteranno a migliorarsi, perché ha coscienza del proprio stato e dei propri limiti. Altrimenti non avrebbe chiesto a 'on Michè di spiegargli il significato della parola ignoto. E Genny quel cambio di registro della sua vita riesce a farlo, e tra le righe si intravvede come una possibilità che Genny troverà aiuto e sostegno da Irene, quando lei capirà che quel ragazzo le ha salvato la vita perché tra loro si è stretto un legame particolare e fuori dagli schemi, mentre Genny troverà, dopo la morte di sua madre, un'altra madre.