Le anime grigie

1917, nord-est della Francia. In un villaggio circondato ma non toccato direttamente dalla Grande Guerra viene trovata morta una bambina. Dopo indagini non troppo approfondite, anche perché la piccola era soltanto figlia di un oste, la colpa ufficiale ricade su un piccolo disertore. Forse il colpevole è davvero lui, forse è il potente e solitario procuratore che vive nella torre d'avorio del proprio castello. Vent'anni dopo il poliziotto del villaggio cerca di ricostruire i fatti, di metterli su carta, benché ormai tutte le persone coinvolte nel caso siano morte, ed anche la sua amata moglie. Più che la vicenda gialla, parzialmente irrisolta, conta in questo bel romanzo tradizionale l'atmosfera: il grigio, la nebbia, la guerra, la solitudine dei protagonisti, la morte onnipresente che a poco a poco si porta via tutti i personaggi e anche la vita. Molte osservazioni non superficiali sull'uomo, ma nessun giudizio morale, a parte quello deciso e ineccepibile (comunque indiretto) sulla guerra che ne fa - dietro l'apparente equidistanza dai fatti - uno dei libri antimilitaristi più convinti e radicali.