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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2017
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Anche se non ve l'hanno data da leggere a scuola, se non avete studiato il greco, non sapete dov'è Tebe e chi sono gli dei dell'Olimpo, ci sono poche certezze: una di queste è che Antigone va letta almeno una volta nella vita. La poesia di Sofocle (442 a.C.) si arrampica ed emoziona, ma anche l'italiano della traduzione di Cacciari (che spesso, è vero, non rende giustizia all'originale) riporta in potenza la trama immortale: l'eterno conflitto tra un'eroina che dopotutto non è un'eroina, Antigone, e un tiranno che dopotutto non è un tiranno, Creonte. Il richiamo del sangue, l'amore fraterno, l'orrore della morte, il coraggio, la disperazione di chi perde tutto, il rimpianto, la responsabilità politica, la dignità umana, l'amore. I quattro personaggi tra cui si gioca tutto sono complessi quanto indimenticabili, e negli altissimi momenti della conclusione la voce rotta di Creonte commuove e inquieta, perchè con chiarezza e dolore dice cose che ci riguardano da vicino. Le celeberrime parole di un Sofocle ai limiti della preveggenza e soprattutto la sofferenza umana pura e sacra, con la consapevolezza che davvero, come canta il coro nel corso del primo stasimo, "molte sono le cose mirabili e tremende sulla Terra, ma nessuna più mirabile e tremenda dell'uomo".
Una delle tragedie più belle in assoluto, specialmente se letta e studiata in greco.. fa parte di quei testi che sono belli anche perché più li leggi più saltano fuori dettagli meravigliosi prima non notati. E sopratutto sorprende la attualità di questa tragedia che sviluppa il tema del contrasto fra legge morale e legge dello stato. Una tragedia in cui ogni personaggio ha le sue luci e le sue ombre: entrambi i protagonisti (Antigone e Creonte), sbagliano, commettono degli errori. Lo scopo non è mettere in luce un modello positivo da seguire, ma far vedere due modelli di vita differenti e riuscire a cercare un modo per poterli conciliare.
Il conflitto eterno tra legge morale e legge scritta rivive nel mito.
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