"Un uomo senza terra non è nessuno": comincia così il percorso di Duddy Kravitz, uno scaltro ragazzino ebreo di Montreal, per costruire il suo piccolo regno. Richler è autore irriverente e arguto, e questo romanzo ne è la prova. Seguiamo Duddy passo dopo passo, sconfitta dopo sconfitta, successo dopo successo. Il suo percorso è quello di un ragazzo in formazione, verso la maturità. Come dice a un certo punto uno dei personaggi "un ragazzo può essere tre, quattro persone insieme. Un uomo una sola. Quella che ha ucciso tutte le altre". Da leggere!
L' apprendistato di Duddy Kravitz
All'inizio di questo romanzo Duddy Kravitz ha 15 anni, ma si rade due volte al giorno nella speranza di farsi crescere il più in fretta possibile la barba. La sua vita non è facile, nel ghetto ebraico di Montreal, e la profezia del nonno ("un uomo senza terra non è nulla") incombe sul suo futuro come una condanna. O un invito a non arretrare di fronte a nulla pur di raggiungere lo scopo. Ed è in questo senso che Duddy la interpreta, costruendosi passo dopo passo una carriera di cialtrone, bugiardo, baro, libertino - in altre parole di sognatore professionista, visto che il suo ultimo approdo, che gli garantirà denaro e gloria, sarà il cinema.
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Anno edizione:2010
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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CRISTIANO BARDUCCI 28 novembre 2017
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FILIPPO GANDINO 02 marzo 2017
Romanzo che scorre veloce verso la sua conclusione. I personaggi sono molto ben delineati e rappresentano forse l'aspetto migliore del libro. Rispetto a “Solomon Gursky è stato qui” l'organizzazione e l'esposizione degli eventi è molto più lineare e facile da seguire. In comune entrambi i libri lasciano un parziale senso di insoddisfazione, forse dovuto alle frustrazioni e depressioni dei protagonisti.
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EMANUELE FULCO 03 novembre 2010
L’arrampicata sociale di un ragazzetto ebreo scaltro e ambizioso che riesce ad ergersi al di sopra della sua adolescenza fino a conquistare ciò che rende tali gli uomini. La caccia tormentata a questo suo obiettivo genererà in Duddy quella maturazione radicale che fulmina l’opera massima di Richler, La versione di Barney. Per un buon numero di pagine il protagonista annaspa in un opprimente strato di realtà dominato da figure maschili e il continuo confronto con esse lo porta ad abbrutirsi nella relazione con l’angelo del suo apprendistato, Yvette. I tratti marcati delle personalità dei vari personaggi sono sfumati dall’ironia di Richler, il quale non risparmiandoci continue quanto ambigue emozioni, ci trascina attaverso la psichedelica brama di Duddy, fino a smarrire quella che potrebbe dirsi la simpatia per il protagonista.