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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2010
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"Sapeva bene che il tempo d'oggi è sostanzialmente antiletterario, e viviamo in un mondo che tende a essere tutto pieno. Svuotarlo per occuparne almeno in parte lo spazio con la scrittura, insomma contrapporre a esso il tempo letterario necessita di una disciplina che - è un paradosso - conoscono soltanto quegli antiartisti che sono i militari." "Per lei era obbligo essere comunque e sempre resistenti perché il fascismo si poteva riciclare sotto varie forme. (...) per poter continuare a testimoniare una differente verità (...)" La postfazione è la parte più avvincente del libro, ho letto con maggiore interesse la biografia dell'autrice e le vicissitudini legate alla fortuna di questo romanzo a lungo snobbato dalle case editrici, che forse lo respinsero non a causa della sua audacia, ma per il modo ingessato in cui la storia è raccontata. Sebbene la protagonista sia una pioniera libera e illuminata "Sei fratelli ho avuto e non m'incanta sta prepotenza di vento, sto fumo di parola ca fuoco pari e non è." non sono riuscita a prescindere dallo stile faticoso, poco scorrevole, dalla struttura mai dinamica. Non è certo opera priva di contenuti, culminanti nel potente monito delle pagine finali: "(...) con una resa (...) verso la paura della vecchiaia che t'hanno inculcato per non portare disordine nella società, per non intaccare quella fortezza di prima linea che, fascismo o no, è sempre la famiglia, palestra di futuri soldati, madri soldato, nonne-regine. E perché poi quell'eterna glorificazione della giovinezza? Il giovane serve, produce, sgrava i figli, fa la guerra prima d'avere coscienza di se stesso. Ma a quarant'anni, a cinquanta, l'essere umano - se non è perito nella guerra sociale continua - diventa pericoloso, si pone dubbi, richiede libertà, riposo, gioia. Anche la parola vecchiaia mente, Modesta, è stata rimpinzata di fantasmi paurosi come la parola morte per farti stare calma, ossequiosa di tutte le leggi costituite."
Ho notato una grande differenza tra la prima parte e il resto del libro. All'inizio il libro descrive bene il mondo siciliano nel quale la protagonista evolve, cercando di farsi avanti in un ambiente che potremmo definire ostile. In seguito purtroppo il libro sembra diventare la parodia di se stesso, quasi un grottesco romanzo erotico.
Ho apprezzato alcune parti, tutto sommato è da leggere per comprendere un’autrice italiana fuori dagli schemi. Goliarda Sapienza è stata profondamente controcorrente e ciò emerge in Modesta e altri personaggi del romanzo. La storia praticamente non c’è e, in più, è didascalico come pochi: Modesta deve sempre spiegarti come si vive.
Recensioni
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Ho scoperto un libro bellissimo che vi consiglio. Un libro con una storia antica ma che tratta temi moderni, universali con linguaggio libero a volte scabroso. È L’arte della gioia (540 pagine, 15 euro) di Goliarda Sapienza, pubblicato da Einaudi.
«Dunque, trascinavo quel pezzo di legno; e dopo averlo nascosto o abbandonato, entrai nel buco grande della parete, chiuso solo da un velo nero pieno di mosche. Mi trovo ora nel buio della stanza dove si dormiva, si mangiava pane e olive, pane e cipolla. Si cucinava solo la domenica. Mia madre con gli occhi dilatati dal silenzio cuce in un cantone. Non parla mai, mia madre. O urla, o tace. I capelli di velo nero pesante sono pieni di mosche. Mia sorella seduta in terra la fissa da due fessure buie seppellite nel grasso. Tutta la vita, almeno quanto durò la loro vita, la seguì sempre fissandola a quel modo. E se mia madre – cosa rara – usciva, bisognava chiuderla nello stanzino del cesso, perché non voleva saperne di staccarsi da lei. E in quello stanzino urlava, si strappava i capelli, sbatteva la testa ai muri fino a che lei, mia madre, non tornava, la prendeva fra le braccia e l’accarezzava muta. Per anni l’avevo sentita urlare così senza badarci, sino al giorno che, stanca di trascinare quel legno, buttata in terra, avvertii a sentirla gridare come una dolcezza in tutto il corpo. Dolcezza che in seguito si tramutò in brividi di piacere, tanto che piano piano, tutti i giorni cominciai a sperare che mia madre uscisse per poter ascoltare, l’orecchio alla porta dello stanzino, e godere di quegli urli. Quando accadeva, chiudevo gli occhi e immaginavo che si lacerasse la carne, si ferisse. E fu così che seguendo le mie mani spinte dagli urli scoprii, toccandomi là dove esce la pipì, che si provava un godimento più grande che a mangiare il pane fresco, la frutta».
Un libro dalla vita complicata. Fu pubblicato da Stampa Alternativa nel 1998, in un migliaio di copie, a spese della stessa autrice, che si vendette tutto per darlo alla luce. Racconta Goliarda Sapienza che tutti i giorni passava in una libreria Feltrinelli per osservare le due copie della sua creatura, relegate in alto, in uno scaffale nascosto da una colonna e chiedendosi chi mai dovesse comprarlo. Finché un giorno una delle copie sparì e a seguire anche la sorella. Dopo tre anni di silenzio completo, fu riscoperto da una trasmissione della Rai grazie all’interessamento di una dirigente donna, Loredana Rotondo, e solo nel 2003 la stessa casa editrice produsse una più copiosa ristampa. Da uan decina d’anni è entrata a far parte del catalogo Einaudi, che adesso pubblica la maggior parte delle sue opere.
La protagonista, Modesta (che modesta non sarà mai) nasce il 1° gennaio del 1900 e si trova da povera figlia di contadini a divenire l’amministratrice di un grosso potentato. Durante tutta la vita attraverserà l’intero secolo e non smetterà mai di godere di ogni singolo attimo dell’esistenza, mettendo tutta sé stessa nel piacere, nella conoscenza, nell’amore, nella politica, arrivando al carcere per perseguire le sue idee. Sarà anticipatrice dei tempi, in un passo posto intorno agli anni ’50 si rivolge al figlio dicendogli – E state attenti perché di questo passo quando le donne si accorgeranno di come voi uomini di sinistra sorridete con sufficienza paternalistica ai loro discorsi, la loro vendetta sarà tremenda.
Questo romanzo è stato paragonato a Il Gattopardo, ma se gli può assomigliare come ambientazione geografica, è completamente diverso nello spirito. Lì tutto cambiava affinché tutto potesse rimanere com’era. Qui la protagonista stravolge completamente i punti fermi della storia e della società mettendo al centro di un certo mondo aristocratico, una donna che in ogni istante è consapevole della sua forza. Modesta è l’emblema di una voglia di vivere sfrenata, che la tiene attaccata alla terra, senza farle perdere la leggerezza dei sogni. Fatevi catturare da Modesta, acchiappatele un lembo di veste e non vi lascerà più il cuore e nemmeno la mente.
Recensione di Elvira Spuntarelli
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