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Anno edizione: 2019
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Un racconto indimenticabile sui mostri che ci divorano dall'interno, sulle paure che ci sbranano nella notte dell'anima; e su come, quei mostri, possiamo vincerli: prendendoci cura di chi arriverà dopo di noi.
«È un romanzo pieno di magia e di speranza» - Daria Bignardi, Vanity Fair
«Si conferma una volta di più la capacità dell'autore giapponese di offrire una lettura evasiva e allo stesso tempo profonda» - Sette
Nella casa in mezzo al bosco che fu l'abitazione e l'atelier di Amada Tomohiko, il grande artista autore del misterioso quadro «L'assassinio del Commendatore», vive ormai da qualche mese il giovane pittore protagonista di questa storia. La dimora è sperduta, ma non del tutto isolata: nel primo volume, «Idee che affiorano», avevamo conosciuto Menshiki, un vicino ricchissimo e sfuggente mosso da motivazioni solo a lui note. O la piccola Akikawa Marie, studentessa del corso di disegno tenuto dal protagonista, che per una volta sembra abbassare le difese e stringere un legame profondo col suo professore. Per non parlare del Commendatore stesso... Con «Metafore che si trasformano» si conclude l'«Assassinio del Commendatore». Come un mago al culmine del suo potere incantatorio, Murakami Haruki dà vita a un intero universo (a più di uno, a dire il vero...) popolato di personaggi, storie e enigmi che hanno la potenza indimenticabile dei sogni più vividi. Ma non è solo il gusto per il racconto a muoverlo: una volta giunto al termine di questo viaggio visionario, il lettore si scopre trasformato come i personaggi di cui ha letto le avventure, esposto, quasi senza averne avuto consapevolezza, al cuore pulsante della grande letteratura. «L'assassinio del Commendatore», a quel punto, inizia a svelare i suoi mille volti: una riflessione, molto realistica (e attuale), sulle ferite della storia, sulla colpa e la responsabilità. Una terapia per sopravvivere ai traumi. Una guida pratica per orientarsi nel mondo delle metafore. Ma anche un racconto fantastico sui mostri che ci divorano dall'interno, sulle paure che ci sbranano nella notte dell'anima; e su come, quei mostri, possiamo vincerli: prendendoci cura di chi arriverà dopo di noi.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ancora una volta Murakami non delude. Dopo 1Q84 è il romanzo che mi è piaciuto di più. Consigliato.
Meno bello del primo con inaspettata conclusione, ma sempre coinvolgente come tutti i libri di Murakami!
Nel Libro primo Idee che affiorano Murakami ci aveva presentato i protagonisti: Menshiki, Akikawa Marie, la moglie Yuzu, la zia di Marie Shoko e le aveva fatte muovere in un’atmosfera tra il sognante e l’irreale dando vita a Idee e desideri dei protagonisti. Il tutto vissuto in un ambiente circoscritto tra l’abitazione di un famoso pittore (Amada Masahiko) padre di un amico ed un viaggio nel Nord del Giappone raccontato come se fosse un road-movie. In questo Libro Secondo Metafore che si trasformano Murakami delinea meglio i personaggi e va a chiudere una storia dove attraverso uno o più quadri si creano passaggi dal reale all’onirico tipico delle trame di Murakami ma dove in realtà si sviscerano tematiche esistenziali. Infatti ogni romanzo di questo autore potrebbe essere considerato come una via di mezzo tra una seduta di psicoanalisi e un massaggio riabilitativo. Attraverso le paure e le difficoltà dei personaggi si arriva ad analizzare traumi e incubi per giungere a una soluzione finale che anche quando è compiuta come in questo caso lascia comunque la possibilità di una seconda via d’uscita. I personaggi dei quadri L’assassinio del commendatore e L’uomo della Subaru Forrest bianca sono a tutti gli effetti protagonisti alla pari dei personaggi reali. Una piccola particolarità di questi due volumi è che sono raccontati in prima persona e che non viene mai detto il nome del protagonista, mentre in 1Q84 i protagonisti erano due, Tengo Kawana e Aomame, e ne L’uccello che girava le viti del mondo era Toru Okada qua il protagonista rimane senza nome, non so se in altri romanzi di Murakami succede questo ma è una particolarità che mi ha colpito. Comunque il libro è bellissimo, per me grande letteratura, da leggere e quindi buona lettura!
Recensioni
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