Da tempo ero curiosa di leggere"Una barca nel bosco",romanzo che è fra i consigliati come libro di narrativa nelle scuole.Infatti,il romanzo della collega P.M.è incentrato sulla scuola e,attraverso il comportamento del protagonista Gaspare Torrente,l'autrice lo sviscera,ma forse accentuando gli aspetti negativi della scuola italiana.E'vero che ce ne sono,ma è anche vero che la scuola è fatta dagli alunni e il contesto socio-culturale nei licei"bene"è quello con il quale Gaspare Torrente si trova-necessariamente-a fare i conti.Lui è figlio di pescatore,e si vergogna di esserlo così come si vergogna della gastronomia avviata dalla mamma per permettergli di studiare,di potersi iscrivere all'università.Gaspare si sente"una barca nel bosco"quando arriva a Torino,ma con il passare degli anni si crogiola nel suo essere"barca nel bosco".Il bosco che si crea nella sua casa è bello,ma è una fuga dal mondo che richiede grinta,tenacia e volontà.Gaspare ama il latino,ma solo quello:o fa il latinista o niente.Ha talento, ma questo va coltivato.Il latino per lui era un talento,ma che doveva essere contestualizzato nella vita reale.Il suo docente di latino a scuola,forse,questo gli aveva far voluto capire:tradurre è un bell'esercizio,ma smettere un attimo di tradurre per socializzare e vivere la vita è un modo per crescere ed affrontare il mondo.Gaspare non è disposto a voler crescere veramente,a volersi mettere in discussione:dalla scuola lui voleva solo concetti e studio.Ma la scuola era il mondo dove Gaspare avrebbe dovuto imparare a fronteggiare gli ostacoli incarnati da compagni ricchi o strani o superficiali. Gaspare, però, con gli anni continua voler vivere nel suo bosco fino a farlo diventare reale e, in fin dei conti, continua vergognarsi delle sue radici.Gli è più comodo credere che il suo destino era quello di pescatore perché suo padre lo era, così come quello di Furio era diventare ingegnere come il padre.
Una barca nel bosco
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Vincitore premio Campiello 2004
Gaspare Torrente, figlio di un pescatore e aspirante latinista, approda a Torino da una piccola isola del Sud Italia. Un ragazzo come lui, che a tredici anni traduce Orazio e legge Verlaine, deve volare alto, fare il liceo e scordarsi il piccolo mondo senza tempo della propria infanzia. Ma la scuola superiore tradisce le sue aspettative: si trova alle prese con programmi flessibili, insegnanti incapaci e compagni "alla moda". Si sente sempre fuori tempo, fuori posto, come una barca nel bosco. E anche l'università, qualche anno dopo, non è da meno. Ma proprio quando tutto sembrerebbe perduto, la vita gli regala una svolta sbalorditiva, un riscatto etico ed estetico nei confronti di una società che riconosce solo i gregari e di un sistema scolastico che si rivela inadeguato a coltivare un talento.
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Autore:
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Edizione:39
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Jessica Piccioni 02 marzo 2017
Avevo questo libro chiuso nello scaffale tra gli altri da molti anni, avevo già provato a leggerlo una volta senza finirlo per la grande noia che mi aveva dato. Ho provato a rileggerlo nuovamente un mese fa e il risultato non è cambiato. Troppo frivolo, tutto incentrato sul bisogno di apparire e farsi piacere per forza agli altri, e l'autrice non entra nel dettaglio spiegando come mai il protagonista abbia questo bisogno di farsi accettare dagli altri. Il finale mi ha lasciata spiazzata, in senso negativo purtroppo.
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Figlio di un pescatore e aspirante latinista, Gaspare Torrente approda a Torino da una piccola isola del sud Italia. Un ragazzo intelligente come lui non è fatto per restare su un’isoletta e vivere nell’ignoranza; un ragazzo come lui è fatto per studiare e volare in alto. Le aspettative di Gaspare riguardo il liceo sono molto alte, ma vengono presto tradite. Si ritrova faccia a faccia con programmi scolastici troppo snelli e lenti, professori incapaci e compagni che basano la loro vita sull’ apparenza. Sarebbe come per un animale domestico, viziato dal suo padrone, ritrovarsi nella giungla più selvaggia. Allo stesso modo Gaspare si sente fuori tempo, fuori posto, come una barca nel bosco. Cerca di adattarsi alla situazione e agli occhi della madre, che ha fatto tanti sacrifici per i suoi studi, il suo cambiamento sembra quasi un’ eresia. La realtà universitaria non si rivela poi diversa, tant’ è che Gaspare decide di abbandonare il suo sogno di diventare latinista e “seguire la corrente”. La nostra società però non segue la meritocrazia: è una società malata, che non da la possibilità di esprimersi, anzi costringe ad omologarsi. Una denuncia contro una società corrotta, malata e omologata. Questo libro però è anche speranza: ci stimola a far germogliare i nostri sogni e allo stesso modo, nel vero senso del termine, germoglieranno i sogni di Gaspare. Un libro da leggere, un must per chi come Gaspare si sente fuori posto, come una barca nel bosco.