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La bestia umana - Émile Zola - copertina
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Dettagli

1
1976
Tascabile
18 giugno 1976
384 p.
9788817120821

Valutazioni e recensioni

Jessica Di Pasquantonio
Recensioni: 5/5

Non scrivo la trama, perché quella si può trovare facilmente, io nelle recensioni mi voglio concentrare sulle sensazioni e sul tipo di romanzo che si va a leggere. Perché scegliere questo libro? Mi piacerà? Queste sono le domande che si fa il lettore. Qualunque sia il vostro genere preferito, questo libro non può non piacere. Perché è una storia avvincente, che corre via veloce come un treno lasciandovi senza fiato, descritta in maniera magistrale dalla penna di Zola. Il suo stile è potente, maestoso, impeccabile. Ho divorato le pagine di questo libro, non volevo né potevo fermarmi. Ero inarrestabile come quel treno che è forse l'unico protagonista indiscusso di questo romanzo. Un libro così lontano nel tempo, ma così moderno e intrigante anche oggi a distanza di anni.

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Recensioni: 5/5

Grandmorin è un uomo potente, ma vizioso. Ha sedotto Louisette (poi morta di febbre), la ragazza del pregiudicato Cabuche, che di mestiere fa il cavapietre, ed anche Séverine, quando era tenuta presso di lui come una figlia. Ora Séverine è sposa del vicecapostazione Roubaud. Grandmorin viene trovato ucciso lungo i binari della ferrovia. Jacques Lantier, che si trovava lì nel suo vagabondare di uomo ossessionato da fobie, ha visto confusamente il momento in cui, nello scompartimento del treno, che passava veloce davanti a lui, veniva commesso il delitto. Le indagini vedono sospettati Cabuche e i coniugi Roubaud. Il giudice ambizioso Denizet, che conduce le indagini è consigliato dal superiore, segretario generale del Ministero della Giustizia, Camy-Lamotte, ad archiviare il caso, per non creare scandalo. Sospetta che siano i Roubaud i responsabili, ma è stato affascinato dalla bellezza di Séverine, la quale, intanto, cerca di portare dalla sua parte Jacques Lantier con l'arte della sua seduzione: “Non l'amava affatto, non ci pensava neppure. Cercava soltanto di fare di lui una cosa sua, per non doverlo più temere.”

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Recensioni: 5/5

Grandmorin è un uomo potente, ma vizioso. Ha sedotto Louisette (poi morta di febbre), la ragazza del pregiudicato Cabuche, che di mestiere fa il cavapietre, ed anche Séverine, quando era tenuta presso di lui come una figlia. Ora Séverine è sposa del vicecapostazione Roubaud. Grandmorin viene trovato ucciso lungo i binari della ferrovia. Jacques Lantier, che si trovava lì nel suo vagabondare di uomo ossessionato da fobie, ha visto confusamente il momento in cui, nello scompartimento del treno, che passava veloce davanti a lui, veniva commesso il delitto. Le indagini vedono sospettati Cabuche e i coniugi Roubaud. Il giudice ambizioso Denizet, che conduce le indagini è consigliato dal superiore, segretario generale del Ministero della Giustizia, Camy-Lamotte, ad archiviare il caso, per non creare scandalo. Sospetta che siano i Roubaud i responsabili, ma è stato affascinato dalla bellezza di Séverine, la quale, intanto, cerca di portare dalla sua parte Jacques Lantier con l'arte della sua seduzione: “Non l'amava affatto, non ci pensava neppure. Cercava soltanto di fare di lui una cosa sua, per non doverlo più temere.” I due finiscono con l'innamorarsi, mentre il marito di Séverine si dà al gioco e si carica di debiti. Flore, la sorella di Louisette, è gelosa di Sèverine, è invaghita di Jacques, e non può tollerare l'amore tra i due. Accecata dal rancore, farà deragliare il treno su cui viaggiano Jacques e Séverine. Ma i due amanti sopravvivono, e così Flore si ucciderà. Morirà anche Séverine, uccisa da Jacques in un momento di raptus, ma di quell'omicidio saranno incolpati Roubaud e Cabuche. Nella lite che scoppierà tra Jacques e il suo fuochista Pecqueux, moriranno entrambi cadendo dal treno, che continuerà la sua folle corsa senza più guida, facendo presagire grandi sventure. Termina infatti qui, il romanzo, in cui è il treno protagonista delle pagine migliori. Nel cap. VII efficace e suggestiva la corsa del treno da Le Havre a Parigi, guidato da Jacques in mezzo ad una tormenta di neve. Così nel cap. X il disastro

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