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Anno edizione: 2013
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Un qualsiasi testo scolastico può sostituirlo e si risparmia. Gia dal titolo "Borbonia..." termine leghista e da colonizzati come magari "terronia" oppure il termine inventato "Padania"(mai esistita e mai esisterà!) E' bastato questo per non acquistarlo come suggerisco ai curiosi di non sprecare soldi per questo "scritto" che rimane ed è solo una tesi di una colonizzata non amante della propria terra!
La materia che tratta detto libro è oggi molto controversa. L'autrice fa il punto della situazione ed è a favore del Risorgimento e dell'unificazione italiana, a scapito del regno delle Due Sicilie. La storiografia neo borbonica che ultimamente risulta molto combattiva sul Web viene criticata dall'autrice perché non ritenuta autorevole in quanto non accademica e questo, a mio avviso, deve ritenersi sbagliato. Detto ciò, le critiche che detto libro ha ricevuto le reputo eccessive.
Il libro piccino, che porta un titolo INGANNEVOLE (forse per "accalappiare" abusivamente qualche ignaro compratore in più), vorrebbe rivitalizzare la vecchia storiografia sabauda e filorisorgimentista, assai in calo di credibilità. Tuttavia il libricino presenta diverse incongruenze storiche: anzitutto l'autrice mostra (o finge?) di non distinguere che la guerra contadina e di resistenza (Gramsci, Levi) denominato "brigantaggio" postunitario era ben altra cosa rispetto al comune brigantaggio di grassazione, diffuso in tutta l'Italia pre e post-unitaria (cfr. il fondamentale studio di Raffaele Nigro). La scrittrice pretenderebbe per sé, e per una presunta cerchia di "eletti" autorizzati, l'esclusivo diritto a fare ricerca storica! Per l’autrice (e qui siamo al ridicolo!), chi ha osato mettere in discussione la sacra vulgata risorgimentale va annoverato tra i profani della storia! Sarebbe opportuno, allora, ricordarle che gli studiosi che hanno promosso una revisione della vicenda (edulcorata) del processo unitario, in relazione al Mezzogiorno d’Italia, sono «professori di storia» e non dilettanti allo sbaraglio o adepti di qualche congrega neo-borbonica. E per farlo basterà qui ricordare i nomi di Paolo Macry, Roberto Martucci, Paolo Malanima, Salvatore Lupo e tanti altri. La scrittrice vorrebbe quindi "riportarci" alla "verità-ufficiale-stabilita", zittire chi crede in quella ricerca storica rigorosa, così lontana dai "condizionamente" politici, che così prepotentemente condizionano carriere universitarie e media nazionali. Insomma un libello poco rigoroso con intenti palesi.
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