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Anno edizione: 1993
Anno edizione: 2017
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Indimenticabile e commovente. Lettura scorrevole, ricca e originale.
E’ un libro importante, che tutti dovrebbero leggere a qualunque età. Le tesi sono quanto di più sempice si possa immaginare, ma di una semplicità alla quale è difficile arrivare. La prima tesi è che la vita non è breve, ma ha una durata appropriata, a noi sembra breve perché non utilizziamo bene tutto il tempo che ci viene concesso, non lo dedichiamo a costruirci una pienezza di vita, ma lo sprechiamo in attività insignificanti. La seconda tesi è che il tempo è prezioso, un istante passato non ritorna più, quindi non dobbiamo dare via il nostro tempo con facilità e leggerezza. Sono atteggiamenti di fondo della vita che è importante meditare, certo non ci offre soluzioni illusorie, la vita ha il suo tempo, poi finisce.
Testo fondamentale, la cui semplice lettura è insufficiente: va soprattutto meditato per poterlo rendere una reale e diretta esperienza di vita. Nessun filosofo autentico ha mai proposto ricette o soluzioni miracolose, né ha mai pensato di potersela cavare con consigli od asserzioni da parolaio; ha piuttosto invitato a ricercare entro la "complessità semplice" dell'essere umano qualcosa di più ampio e profondo. Seneca non fa eccezione; in alcuni tratti la sua lucidità è disarmante, la sua semplicità terribile e coglie nel segno: l'essere umano, caduco e impermanente per sua natura, altro non fa che preoccuparsi per tutto ciò che, in qualche modo, ha già perduto. Invece d'impiegare il tempo a disposizione per cogliere qualcosa d'imperituro tra le nebbie cangianti, annega nel mare delle inevitabili agitazioni senza un vero motivo. Si preoccupa di non subire, ma proprio per questa costante preoccupazione, subisce continuamente la vita senza riuscire a distaccarsene. Un'autentica perdita di tempo, dunque, dietro a cose che non sono mai veramente in nostro potere, come avrà a dire fortemente Epitteto e come aveva avuto modo già di suggerire, in un più ampio respiro, lo stesso Buddha molto tempo prima.
Recensioni
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scheda di Guastella, G., L'Indice 1994, n. 5
Pochi saggi filosofici dell'antichità hanno un'immediatezza così convincente come questo breve trattato, che oggi, grazie anche alle nuove trovate dell'editoria economica, sta conoscendo da noi un successo addirittura popolare. Il "De brevitate vitae", compreso nella raccolta dei "Dialoghi" filosofici di Seneca, ha, grosso modo, l'aspetto di una lunga esortazione rivolta a un certo Paolino perché abbandoni le sue attività pubbliche e si dedichi interamente allo studio della filosofia. Al centro dell'argomentazione di Seneca è il valore del tempo e la necessità di metterlo a frutto nel modo migliore: la vita non è breve, ma è poco il tempo che si vive veramente, a confronto di quello che si spreca nelle occupazioni più varie, senza neanche avvedersene (il tempo, infatti "non si vede"). Resta impressa, leggendo queste pagine, non tanto la scala di valori in base alla quale Seneca impartisce le sue istruzioni sul buon uso della vita, quanto la riflessione sul rapporto complesso che lega l'esistenza al tempo. Seneca procede per distinzioni sottili: si può, ad esempio, "esistere" a lungo eppure non aver a lungo "vissuto", e questo perché passato, presente e futuro hanno una consistenza diversa, a seconda del modo in cui vengono valorizzati. Ancora in un'epoca come la nostra, in cui il tempo è un oggetto tanto più visibile e meglio identificabile come valore di quanto potesse essere nel I secolo d.C., la sua amministrazione rimane un'arte difficilissima da interpretare, e sempre per gli stessi motivi individuati da Seneca. Accostandosi a queste riflessioni preziose, il lettore può giovarsi, nell'edizione curata da Traina, di un'acuta introduzione e di una traduzione molto bella. Traina, oltre a essere il maggior conoscitore della lingua di Seneca "filosofo", è uno dei pochi studiosi capaci di riprodurne l'andamento incalzante con una prosa vivida e precisa.
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