"Quando arrivarono, i tre uomini parvero scaturire dalla terra stessa. Il calderaio non riuscì a darsi ragione della loro presenza. Si strinsero intorno al fuoco e abbassarono lo sguardo su di lui. Uno aveva un fucile e sorrideva. Salve, disse il calderaio." Da oggi esiste un pre e un post-McCarthy nel mio diario di lettrice. Mentre leggevo Il buio fuori pensavo costantemente alle parole di Briasco (americanista, traduttore, critico, editor, spazzacamino ecc.) sui Grandi Romanzieri: sono i grandi cucitori. Chi se ne frega delle frasi da citare, sono le giunture del testo che ti fanno grande. E qui allora apriti cielo, ma apriti per davvero, perché McCarthy non lo batte nessuno. In un clima inequivocabilmente western si susseguono serrate atmosfere tenebrose e pregne di simbolismo, una pletora di personaggi arcigni, dialoghi stringenti e trascinanti, istinti primordiali e fuori da ogni tempo, per una narrazione che - come cita la copertina stessa - ricorda spaventosamente e seducentemente una fiaba apocalittica. Così io, colta in un'aria di venerazione malcelata, mi rimbocco le maniche, perché qui c'è tutto da recuperare.
