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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2009
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E’ un libro molto bello, il seguito di “Perché non sei venuta prima della guerra”, dove il lettore viene portato con grande delicatezza a partecipare alle vicende, alle paure, alle idiosincrasie di chi, scampato alla shoah , a quel “ mondo di là” che vorrebbe dimenticare, ma non può, ora è giunto nel “mondo di qua” con il suo carico di sofferenze indescrivibili e cerca di ritrovare un equilibrio e una comunanza di affetti nel nuovo paese che li ha accolti. Nei sette giorni dedicati alla Shivà per la morte della mamma, Lizzi ha il tempo per riordinare tutti i ricordi della madre, e indirettamente anche i suoi, di incontrare persone sconosciute e riannodare legami mai spezzati. Ha il tempo di ricostruire la sua storia, di colmare certi vuoti, di far tornare in vita il mondo dell’infanzia e di riflettere su certe scelte della madre e sue. Lo stile e il linguaggio sono semplici, diretti , perché la scrittrice ha il dono di attenuare i drammi, magari con qualche lieve pennellata di fine umorismo.
Cosa si chiede ad una madre? Protezione, cura, affetto, risposte… Queste ultime servono per costruire la nostra identità, e la storia di nostra madre, della nostra famiglia, costruisce le nostre radici… Come hanno vissuto molti israeliani di seconda generazione? Senza queste radici. Nell’assenza o nel rifiuto dei ricordi dei loro genitori, arrivati in Israele dopo la Seconda Guerra Mondiale, vittime sopravvissute della Shoah, eredi di un orrore che non si cancella, ma che non si vuole lasciare in eredità ai propri figli, fantasmi di persone morte nella Terra di là (l’Europa) giunti ora nella Terra di qua (Israele). Una di queste persone era la madre della scrittrice, figlia privata delle proprie radici non da sua madre, ma dal Nazismo… Una bambina può capire questa differenza se nessuno gliela spiega? No. Toccherà alla donna, dopo la morte della madre, nei giorni del lutto del rito ebraico, rintracciare nei propri ricordi e con l’aiuto di chi ha conosciuto Elena, sua madre, le tessere del mosaico che lei le ha lasciato e da quelle ricavare la sua eredità: il nazismo è stato vinto e superato da chi è sopravvissuto e ha costruito una nuova vita e nuove famiglie, le guerre che insanguinano Israele, combattute per qualunque ideale, uccidono i figli e tolgono la speranza e fanno sentire quei sopravvissuti di nuovo sconfitti, annientati dalla follia omicida di qualcuno, che abbia il volto di Hitler o di un distorto patriottismo non importa… La pace, la vita e la speranza dunque sono l’eredità di Elena e dei sopravvissuti ai Lager nazisti, chi ha lottato per esse i loro eroi e la loro famiglia. Storia dei giorni del lutto per la madre, il romanzo in realtà racconta in tono colloquiale e intimo, scorrevole e piacevole alla lettura e coinvolgente, il percorso che una donna fa per ricostruire la propria storia e le proprie radici, e con esse storia e radici di un popolo, nella consapevolezza che solo conoscendo la propria storia si potrà trovare la direzione giusta da dare alle azioni, alle scelte ed al futuro.
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