Capita a volte che ti penso sempre

Istrionico, surreale il giusto, romanticautoironico (perdonate la goffa licenza poetica ma tant'è) eppure mai stucchevolmente sdolcinato, anzi no, a volte invece sì, ma fa tenerezza e glielo perdoni perché tra una risata e l'altra un po' riaffiora il bambino capriccioso ma avidamente desideroso d'affetto che è più o meno (sepolto nel cinismo?) in ognuno di noi. OK lo ammetto, non è il mio genere e non sarei mai incappato in questa lettura. Se non fosse che dopo averlo accidentalmente visto performare dal vivo, stregando me e tanti altri spettatori per quasi due ore in un locale sperduto (eppur strapieno) di un'anonima provincia, col suo essere poliedrico fantasista funambolico, allora ho voluto dargli credito. Semplicemente perché mi ha incuriosito non poco la sua stramba poetica, sempre tesa a rovesciare la realtà, scomponendo e ricomponendo le parole a suo piacere per scovarne un nuovo senso musicale, saltellando ininterrottamente fra il semiserio filosofico, il sentimentale e il tragicomico paradossale, tra una poesia divorata più che recitata poi stracciata e lanciata verso il pubblico, e una serie di improvvisazioni esilaranti ma mai banali, dove nella risata si cela sempre un messaggio più profondo, inneggiante alla vita e al disperato bisogno di tenerezza che oggi più che mai ci potrebbe salvare. Ora poi che si è buttato pure nella canzone, son certo ne sentiremo ancora delle belle!