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Il carcere
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Descrizione


Pubblicato nel 1948 nel volume Prima che il gallo canti (assieme a La casa in collina) il romanzo si ispira al periodo di confino che Pavese trascorse a Brancaleone Calabro, tra l’agosto del 1935 e il marzo del 1936. Il racconto, scritto in terza persona, ha come protagonista Stefano, ingegnere del Nord Italia, condannato per antifascismo e confinato in un paesino del Sud. Il carcere in cui si ritrova il protagonista non è solo quello fisico, ma anche quello interiore: nel suo stato d’animo “il mare fa da quarta parete”. La sua vita, giorno dopo giorno, si intreccia con quella degli abitanti e soprattutto con quella di due donne, la servetta Concia ed Elena, la figlia della padrona di casa. E poi il pensiero che, al momento di una nuova partenza, visi e nomi appariranno un’illusione. Copertina di Simone Massi.
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Dettagli

2021
27 gennaio 2021
156 p., Brossura
9788865584019

Valutazioni e recensioni

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Gio
Recensioni: 4/5

Il titolo del libro può apparire ambiguo, la vicenda non riguarda un carcere ( nel senso di prigione), riguarda un confinamento, più specificamente è la vicenda personale di Pavese, confinato a Brancaleone. In realtà il titolo descrive perfettamente il romanzo. Il carcere è lo stato d'animo del protagonista, Stefano, catapultato in un'ambiente che non gli appartiene, con usi e costumi che non riesce a comprendere. Pur non essendo in carcere ( gli abitanti del posto gli ricordano sovente che il confino non è molto diverso da una villeggiatura), il protagonista è prigioniero del posto e della sua solitudine. La sua vicenda si intreccia con quella di due donne: la servetta Concia, di una bellezza che solo Stefano riesce a vedere; ed Elena, la figlia della padrona di casa con cui ha una relazione. Nonostante questa relazione, Stefano rimane solo, vorrebbe da Elena solo il corpo, mentre Elena vorrebbe dargli il corpo solo se "le vuole bene". Questo romanzo oltre a raccontare sapientemente i senti enti propri dello stesso Pavese, offre uno spaccato dell'Italia meridionale di inizio- metà novecento. Leggendolo ho pensato a libri come Libera nos a Malo o Cristo si è fermato ad Eboli. Anche qui si parla di un sud dove il tempo pare essersi fermato o non essere proprio partito, con usi incomprensibili per i forestieri. Un vero e proprio carcere intellettuale.

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Claudio
Recensioni: 3/5

Breve testo di Pavese che racconta la vita vissuta in confino durante il periodo fascista in un paesino della Calabria. Rispetto ad altri testi di questo tipo l'ho apprezzato di meno, ma comunque rimane un bel romanzo che può essere utile per farsi un'idea dell'argomento o come utile passatempo, senza tuttavia sentirsi "appesantirsi" da questo tipo di lettura

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Cesare Pavese

1908, Santo Stefano Belbo (Cuneo)

Studia a Torino dove si laurea con una tesi su Walter Withman. Sin dagli anni Venti legge i maggiori autori americani e inizia a tradurre le loro opere. Fra il 1935 e il 1936, per i suoi rapporti con i militanti del gruppo Giustizia e Libertà viene arrestato, processato e inviato al confino a Brancaleone Calabro. Tornato a Torino inizia a collaborare con la casa editrice Einaudi nel 1934 per la realizzazione della rivista «La Cultura», che dirige a partire dal terzo numero. Nel 1945-46 dirige la sede romana della medesima casa editrice. Ha svolto un ruolo fondamentale nel passaggio tra la cultura degli anni Trenta e la nuova cultura democratica del dopoguerra. Dopo la Liberazione, si iscriv al partito Comunista. Seguono anni di lavoro molto intenso, in cui pubblica le sue...

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