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Il carcere
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Descrizione


Pavese narra ne "Il carcere" l'esperienza del confino, fisico e psicologico, da lui vissuta a Brancaleone, in Calabria, che ai suoi occhi appare colmo di invisibili, e tuttavia invalicabili, pareti, tanto da divenire per lui un vero e proprio carcere. Stefano, il protagonista, viene condannato per antifascismo e, dopo un anno di prigione, è confinato per un anno in quel paesino, dove il lento scorrere della vita, i pettegolezzi e una mentalità retrograda rappresentano per lui una costante tortura. "Nei due giorni che Stefano attese il foglio di via, il crollo delle sue abitudini fondate sul vuoto monotono del tempo lo lasciò come trasognato e scontento. Continuò a gironzolare dalla sua stanza all'osteria, incapace di fare una corsa più lontano, di salutare a uno a uno i luoghi deserti, pallidi, della campagna e del mare, che tante volte aveva divorato con gli occhi, nel tedio esasperato, dicendosi: "Verrà l'ultima volta e rivivrò quest'istante".
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Dettagli

2020
30 gennaio 2020
108 p., Brossura
9788865969052

Valutazioni e recensioni

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Gio
Recensioni: 4/5

Il titolo del libro può apparire ambiguo, la vicenda non riguarda un carcere ( nel senso di prigione), riguarda un confinamento, più specificamente è la vicenda personale di Pavese, confinato a Brancaleone. In realtà il titolo descrive perfettamente il romanzo. Il carcere è lo stato d'animo del protagonista, Stefano, catapultato in un'ambiente che non gli appartiene, con usi e costumi che non riesce a comprendere. Pur non essendo in carcere ( gli abitanti del posto gli ricordano sovente che il confino non è molto diverso da una villeggiatura), il protagonista è prigioniero del posto e della sua solitudine. La sua vicenda si intreccia con quella di due donne: la servetta Concia, di una bellezza che solo Stefano riesce a vedere; ed Elena, la figlia della padrona di casa con cui ha una relazione. Nonostante questa relazione, Stefano rimane solo, vorrebbe da Elena solo il corpo, mentre Elena vorrebbe dargli il corpo solo se "le vuole bene". Questo romanzo oltre a raccontare sapientemente i senti enti propri dello stesso Pavese, offre uno spaccato dell'Italia meridionale di inizio- metà novecento. Leggendolo ho pensato a libri come Libera nos a Malo o Cristo si è fermato ad Eboli. Anche qui si parla di un sud dove il tempo pare essersi fermato o non essere proprio partito, con usi incomprensibili per i forestieri. Un vero e proprio carcere intellettuale.

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Claudio
Recensioni: 3/5

Breve testo di Pavese che racconta la vita vissuta in confino durante il periodo fascista in un paesino della Calabria. Rispetto ad altri testi di questo tipo l'ho apprezzato di meno, ma comunque rimane un bel romanzo che può essere utile per farsi un'idea dell'argomento o come utile passatempo, senza tuttavia sentirsi "appesantirsi" da questo tipo di lettura

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Cesare Pavese

1908, Santo Stefano Belbo (Cuneo)

Studia a Torino dove si laurea con una tesi su Walter Withman. Sin dagli anni Venti legge i maggiori autori americani e inizia a tradurre le loro opere. Fra il 1935 e il 1936, per i suoi rapporti con i militanti del gruppo Giustizia e Libertà viene arrestato, processato e inviato al confino a Brancaleone Calabro. Tornato a Torino inizia a collaborare con la casa editrice Einaudi nel 1934 per la realizzazione della rivista «La Cultura», che dirige a partire dal terzo numero. Nel 1945-46 dirige la sede romana della medesima casa editrice. Ha svolto un ruolo fondamentale nel passaggio tra la cultura degli anni Trenta e la nuova cultura democratica del dopoguerra. Dopo la Liberazione, si iscriv al partito Comunista. Seguono anni di lavoro molto intenso, in cui pubblica le sue...

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