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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2010
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L’espediente narrativo di “Una casa a New York” è la ricerca di una casa nella capitale del mondo: Gopnik torna con moglie e figli dopo cinque anni trascorsi a Parigi. Un po’ racconto autobiografico, un po’ inchiesta sui generis, il libro disegna una mappa sentimentale di New York, con storie di vita quotidiana e familiare, tra riflessioni, episodi di cronaca, passeggiate e aneddoti (recite scolastiche, la morte di un pesce rosso, partite di baseball, festività ebraiche come il Purim). Gopnik è una firma del New Yorker, rivista che è la bandiera degli intellettuali liberal della Grande Mela, sulle cui pagine hanno scritto i più noti scrittori del globo, dove vengono celebrate la prosa limpida, l’ironia intelligente, il sofisticato humour metropolitano, la massima concentrazione lessicale. Nel solco della tradizione del New Yorker Gopnik fa una dichiarazione d’amore alla metropoli, con descrizioni brillanti degli spaccati newyorchesi, in una prosa è colta e disinvolta, talvolta poetica, con ironia, mai con sarcasmo. Antieroi e dei, luoghi e situazioni della mitologia della Grande Mela sono vivisezionati dalla lente di Gopnik (americano di famiglia ebraica, con nonni russi passati da Ellis Island): agenti immobiliari, psicanalisti, madri dedite allo yoga, ma anche i grandi magazzini e i cosiddetti “switch hotel”. Quella di Gopnik è la New York post 11 settembre, la megalopoli del multiculturalismo e della meritocrazia, ma anche quella delle lamentele per i rumori dei vicini, dell’ossessività dei genitori nell’educazione dei bambini e della vita frenetica (perfino l’amico immaginario della figlia Olivia – Charlie Ravioli – disdice appuntamenti per i troppi impegni).
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