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Anno edizione: 2017
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“La casa dei Krull” viene pubblicato per la prima volta nel 1939, in un momento storico il cui clima è pregno di odio razziale. Il libro affronta un tema attuale oggi come allora, quello dell’emarginazione e della discriminazione del diverso. Protagonisti, ironia della sorte, sono dei tedeschi emigrati in Francia che vivono ai margini della società in un piccolo paese di pescatori. Quando una mattina viene rinvenuto il cadavere di una ragazza, ecco che tutto il paese si scaglia contro gli stranieri pur non avendo verso di essi alcuna prova. Atmosfera cupa in cui ansia e angoscia terranno compagnia al lettore dalla prima all’ultima pagina, perché questo è Simenon: pura angoscia, pura ansia, eppure è un libro magnetico, che ci attrae fino alla fine, fino a sentirne poi di colpo la mancanza.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Simenon continua a non deludermi, mi piace molto il fatto che non ci siano colpi di scena sensazionali e che l'attenzione si sposti su altri fattori piuttosto che sulla ricerca della verità oggettiva. Qui ci sono i Krull, famiglia tedesca che vive sul territorio francese, proprietaria di una bottega ai margini della città di cui si servono solo i marinai di passaggio. Questa famiglia è oggetto di discriminazione e razzismo e diventa il capro espiatorio dopo la scoperta di una ragazzina violentata e assassinata. Subito viene puntato il dito contro un Krull ma solo in quanto straniero! La folla si scaglia contro di loro con una violenza inaudita ma non c'è nessun segno oggettivo della loro colpevolezza! Mi piace molto la psicologia dei personaggi di Simenon, sempre angosciati e oppressi. Inoltre trovo che il razzismo sia un tema molto attuale in questo libro scritto alle soglie della seconda guerra mondiale. Consigliatissimo
come ogni volta che finisco un libro di Simenon, il primo sentimento che provo è sempre l'amarezza. La storia è abbastanza cruda, una famiglia da sempre emarginata e maltrattata, un parente che arriva da lontano e che si nasconde dietro una marea di bugie, che fa di tutto per farsi notare dagli altri quasi a volerli sfidare, con la sua diversità e il suo orgoglio di voler restare diverso, le donne che in questo libro la fanno da padrone cercando di destreggiarsi in una situazione parecchio difficile, provando a sdrammatizzare e alle volte a non voler proprio vedere la verità così com'è. Il personaggio che più mi ha trasmesso un senso di sconforto è Cornelius. Bel libro. Forse il finale non mi ha soddisfatta in pieno, in ogni caso un'altra grande prova letteraria di questo autore immenso.
Se qualcuno pensasse che questo romanzo sia stato scritto da poco, tanto è attuale, incorrerebbe in un grossolano errore, perché l’anno di stesura è stato il lontano 1938. Viene allora da chiedersi per quale motivo Simenon abbia ideato quest’opera, in cui l’elemento cosiddetto giallo è solo un pretesto, ma a questa domanda non c’è risposta, o meglio si potrebbe dire che quelle caratteristiche di veggenza che si riscontrano sono dovute esclusivamente alle intuizioni di un autore capace come pochi di sondare l’animo umano. Siamo sinceri, nel 1938 non c’era nulla che lasciasse supporre prossimo o abbastanza prossimo il fenomeno dell’emarginazione sociale dello straniero, nel caso specifico di una famiglia tedesca, i Krull, la quale, suo malgrado, si vedrà coinvolta nelle indagini per il brutale assassinio, preceduto da violenza carnale, di una giovane ragazza. E’ proprio questo l’innesco che fa esplodere nella popolazione quell’odio a lungo sopito, quel guardare quegli esseri umani, originariamente tedeschi e poi naturalizzati francesi, come un bubbone insito nella collettività, frutto di parole dette a bassa voce, di maldicenze e anche di sciocco e inutile ostracismo. La tensione, che negli anni precedenti non si scorgeva, limitando la gente a non fraternizzare, cresce lentamente e a dismisura, si vuole passare dalle parole ai fatti e buon per i Krull che la polizia riesce a dissuadere i facinorosi. Resta in ogni caso una domanda: l’inibito Joseph Krull, prossimo alla laurea in medicina, è colpevole, oppure no, dell’orrendo delitto? Non c’è una risposta diretta, anzi ce n’è una indiretta che lascia nell’incerto e nel vago il lettore che desidera, invano, sapere il nome dell’assassino. Ma non era l’omicidio e la successiva indagine lo scopo del romanzo di Simenon, era invece un ammonimento per il futuro, perché la gente non dovesse considerare diversi degli esseri umani solo perché di altra nazionalità. Dal 1938 di anni ne sono trascorsi molti, c’è stata una seconda guerra mondiale con le brutture naziste, con l’olocausto, e poi, dopo un periodo di relativa quiete, ha preso il via il fenomeno dell’immigrazione, un evento lasciato colpevolmente a se stesso che ha visto e vede i nativi di tanti paesi europei, il nostro compreso, insicuri e timorosi, ben poco propensi all’accoglienza e più che disponibili a ricacciare gli stranieri che approdano sui nostri lidi. Anche in quest’opera, oltre a un Simenon dalle solite elevate inalterate capacità, troviamo un autore che lancia un allarme, ma che come Cassandra resterà inascoltato. Da leggere, non c’è dubbio.
Recensioni
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