Dopo Gilead, la Robinson conferma il suo stile e la capacità di introspezione dei personaggi. Consiglio la lettura della trilogia.
Casa
Glory Boughton ha trentotto anni quando una delusione amorosa la riporta nella natia Gilead per occuparsi del vecchio padre e della consunta casa avita. Il fratello Jack ne ha qualcuno di più allorché, pochi mesi più tardi, bussa alla stessa porta in cerca di un approdo per il suo spirito tormentato. Le braccia del patriarca si aprono ad accogliere il più amato dei suoi otto figli, il più corrotto, il più smarrito. Ma il suo cuore e la sua mente faticano a fare altrettanto. Nella versione robinsoniana di quella che l'autrice definisce la più radicale delle parabole evangeliche - capovolgendo, come fa, le nozioni di merito e ricompensa -, l'accento cade sul momento successivo a quello della festosa accoglienza: il momento del perdono, della piena reintegrazione nella casa del padre, laddove il limite umano si fa più invalicabile. Il terzo romanzo di Marilynne Robinson ci ripropone un mondo familiare: l'immobile cittadina agraria di Gilead, "fulgida stella del radicalismo" nella sarcastica rivisitazione di Jack; la metà degli anni Cinquanta, con i loro scontri razziali e la loro sedata quiescenza; il venerabile pastore presbiteriano Robert Boughton, ormai troppo stanco, e i suoi due figli più interessanti, la dolente Glory e l'oscuro Jack. Stesso luogo, tempo, personaggi del precedente "Gilead", dunque (compagno contiguo anziché sequenziale di questo "Casa"), ma diversa prospettiva a illuminare da un'altra angolazione più trascendente e insieme il più terreno dei temi: 'nostos', il ritorno a casa.
-
Autore:
-
Traduttore:
-
Editore:
-
Collana:
-
Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
-
Giulio Russi 03 ottobre 2018
-
Sono tornato sui sentieri di carta di Gilead, in cerca della stato di grazia che quella lettura mi aveva donato. Come spesso accade, l'attesa carica di aspettative ha generato una (parziale) delusione. I temi restano alti e la qualità della scrittura è pregevole. In luogo però della felice commistione tra il racconto privato e la Storia cui si assisteva nel memoriale di Ames, questo 'Casa' si svolge in un orizzonte ristretto che risulta a tratti soffocante. L'unità di luogo e tempo è scalfita solo da scarne rivelazioni sui trascorsi dei protagonisti, stralci di cronaca che arrivano dallo schermo tv e dotte discussioni escatologche. Tutto ruota intorno a tre personaggi, alle loro complesse personalità, filtrate da un narratore che sposa il punto di vista di Glory. La 'casa' del titolo è luogo fisico e spirituale, scenario e fulcro del narrare, oggetto al contempo di amore, nostalgia e repulsione. Il sentimento prevalente al termine della lettura è l'amarezza, solo mitigata dalla promessa di una possibile e futura riconciliazione.