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Anno edizione: 2016
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Di questo romanzo, che lessi poco dopo la sua prima apparizione, conservavo la confusa memoria di un’ impronta tolstoiana (come non pensare a Sebastopoli o ai Cosacchi?). Rileggendolo però ora che conosco meglio l’universo narrativo dell’autore, pur senza scartare quel grande modello, mi accorgo di quanto di pazziano ci fosse già. Si tratta di una ricostruzione su cui soffia un costante spirito lirico, che persino sulle descrizioni materiali getta un riservato raggio di poesia. Ora so quanto il mondo fantastico di Pazzi e la sua capacità di rivisitare la Storia per reinventarla erano già presenti in questa prima prova narrativa: compresa la sua immediata empatia verso i perdenti (si trattasse pure di un autocrate imbelle), che gli permette di svelarne l’umanità, al di sotto della maschera del potere, e suscita nel lettore un senso di commossa pietà.?Non diversamente accade con l’altro testardo “idealista”, il colonnello Ypsilanti, che alla guida del suo mitico reggimento insegue l’imperatore, fedele fino in fondo al suo dovere. Anche lui, a sua volta prigioniero di un sogno che fa acqua da tutte le parti, muore, al pari di Nicola, senza altra “ragione” se non quella di cozzare contro gli scarti brutali di una Storia che volge altrove. Una Storia che invece, consapevolmente e sovranamente, beffeggia la granduchessa Tatiana, nel sorprendente finale, col suo inverosimile ma pietosissimo atto d’amore.?Ben tratteggiati anche i personaggi minori, quasi tutti indizi o spie del cupo dramma che trapela persino dai loro dialoghi spensierati o grotteschi, e in cui, tra sciocche credenze e allucinate azioni, la morte filtra la sua onnipresente opera di dissolvimento. Con una differenza, però: che se la famiglia Romanov esce di scena riscattata dalla narrazione, non lo stesso può dirsi dei suoi “giustizieri” e esecutori, ottusamente sicuri di incarnare il senso di una Storia che si incaricherà di smentirne le menzogne. Grande privilegio dell’arte! E gran bel libro! Da leggere!
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