Chiamalo sonno - Henry Roth - copertina
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Chiamalo sonno
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Descrizione


Nel 1934 "Chiamalo sonno", opera prima di uno sconosciuto newyorchese di 28 anni, fu accolto dalla critica come un capolavoro. Poi l'oblio. Henry Roth si ritirò nel Maine ad allevare anatre, e per decenni il suo silenzio fu interrotto solo da qualche raro racconto. Nel 1960 influenti critici promossero la ristampa del romanzo, che in pochi anni conobbe uno straordinario successo di pubblico. Ambientato nel quartiere ebraico di New York, ha per protagonista il piccolo David Schearl, emigrato nella «Terra dorata» nel 1907 dalla Galizia e cresciuto in una torbida atmosfera famigliare, fra l'oscuro terrore che nutre per il padre e l'amore incondizionato per la madre. Si può leggere "Chiamalo sonno" come un romanzo di formazione, come un memorabile affresco storico della New York dei primi del secolo, come un'epopea della comunità ebraico-americana, fra esilio e appartenenza. Ma a farne un classico della letteratura del primo Novecento è la maestria di Roth nel filtrare questi elementi narrativi attraverso lo sguardo sensitivo e incantato di un bambino che si misura con il mistero della vita e scopre Dio, la morte, il sesso e l'amore, l'amicizia e il tradimento in un ineffabile cammino di iniziazione in cui tutto è epifania.

Dettagli

Tascabile
22 marzo 2018
560 p., Brossura
9788811811763

Valutazioni e recensioni

  • MONICA BOASSA

    “Chiamalo sonno” di Henry Roth venne spacciato come “un grande capolavoro del ‘900” quando mi venne prestato. Lo scetticismo che mi è proprio mi ha imposto un’attenta lettura del libro e… sorpresa delle sorprese, effettivamente “Chiamalo sonno” è un grande capolavoro del ‘900. Mi astengo dal citare la vita e i tormenti dell’autore, i quali hanno senz’altro contribuito a dare maggior risalto all’opera, soprattutto in tempi recenti, ma che hanno anche sviato l’attenzione di chi si è occupato del libro, imponendo un’analisi più psicologica che letteraria. “Chiamalo sonno” è un romanzo interminabile di cui non ci si stanca mai. L’autore non si abbandona a fantasticherie, voli pindarici descrittivi, o giri di parole inutili, ogni pagina è estremamente utile alla comprensione di quella passata e alla preparazione degli accadimenti che avverranno in quella successiva. Il romanzo è ambientato ai primi del ‘900, David è un bambino ebreo e ha pochi anni quando lui e sua madre affrontano un lunghissimo viaggio in nave per raggiungere l’Eldorado d’allora, l’America, laddove gli attende il padre, Albert. Da qui in avanti Roth descrive con incredibile maestria la crescita di David, le sue difficoltà di bambino, i suoi timori, le sue gioie, ci rende partecipi dei suoi pensieri. Tutto ciò collocando il personaggio principale, David appunto, al centro di una più vasta comunità di personaggi le cui personalità sono tutte sapientemente descritte così da non farle cadere in secondo piano. Il libro regala molte emozioni, molte di rabbia, che sfociano poi in un desiderio di rivalsa che, però, non si otterrà mai, altre di nostalgia per l’infanzia, quando bastava poco alla nostra mente per lasciare lo spazio reale nel quale eravamo confinati e trovare vie di fuga in un regno fantastico creato unicamente da e per noi. Dev’essere stato interessante leggere il libro ai tempi della pubblicazione e in lingua originale, arricchisce dal punto di vista culturale perché vengono descritte abitudini e usanze che non hanno niente a che vedere con le nostre, i personaggi “satellite” che spesso italiani, tedeschi, etc.. vengono spesso fatti parlare riportando le frasi originali espresse nella loro lingua. Oltre a questa Babele letteraria, che trovo sempre stilisticamente apprezzabile nei romanzi, ho apprezzato molto anche la chiusa poetica del libro, una scelta senz’altro all’avanguardia per i tempi in cui è stato scritto il romanzo, soprattutto se si considera la lunghezza dello stesso. Come dicevo sopra, una delle cose che ho maggiormente apprezzato nel libro, è stata la capacità dell’autore di rendere il pensiero del bambino, perché mi ha riportato alla mente ciò che succedeva a me quando ero piccola, e cioè che un pensiero concreto, nel giro di pochi secondi, per intervento di chissà cosa, si trasformasse in qualcosa che con il concreto non ha più nulla a che fare. Succedeva quando ero bambina e…. succede ancora oggi.

  • Samantha Li Castri

    "Chiamalo sonno" è considerato un gran bel libro. Per questo l'ho comprato. Per questo l'ho finito. E credo pure di non averlo capito. Perché è inutilmente lungo, perché in gran parte di esso il bambino protagonista parla con sé stesso come in un flusso di coscienza. E poi non c'è una vera e propria trama: è la narrazione di un periodo della vita del protagonista in un continente nuovo. Insomma non lo consiglierei.

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