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Bellissimo romanzo ambientato nella seconda guerra mondiale che narra di vicende (vere e tragiche) di cui non ero a conoscenza.
Il libro tratta con grande rispetto e delicatezza il dramma umano dei profughi di guerra. Nel caso specifico dei tedeschi, lituani, polacchi, ... che verso la fine della seconda guerra mondiale fuggirono di fronte all'avanzata dell'armata rossa. Ma è ovvio che quei drammi sono universali, rappresentativi di quelli di tutti i civili travolti da una guerra. Il romanzo culmina con l'affondamento della nave Wilhelm Gustloff che, seppure per lo più ignorato, è il disastro navale col più alto numero di vittime mai avvenuto, superiore persino a quello dei più famosi Titanic e Lusitania. E poiché Hollywood e la cinematografia tedesca non dedicheranno mai un film a questa nave "nazista", gremita all'inverosimile di povera gente, bisogna dar merito all'autrice di aver voluto, e saputo, trattare questa vicenda storica che può aiutarci a intuire cosa voglia dire essere un profugo di guerra. E poiché purtroppo anche oggi le guerre non mancano, non mancano i profughi, a centinaia di migliaia anche alle porte di casa nostra, consiglio la lettura di questo libro a tutti, a partire dai 15 anni (l'età di Emilia, uno dei tre protagonisti centrali). Credo che se un nostro ragazzo, e ancor più una ragazza, quindicenne leggesse questo romanzo, non potrebbe non restarne impressionato e probabilmente comincerebbe a capire la grande fortuna che ha a vivere in un Paese in pace e quali sono le vere "avversità", cosa vuol dire veramente lottare per vivere. Il libro merita, secondo me, solo una piccolissima critica. Il titolo dell'edizione italiana, "Ci proteggerà la neve", non ha molto senso, sarebbe stato meglio mantenere il titolo originale, "Sale per il mare".
Il libro tratta con grande rispetto e delicatezza il dramma umano dei profughi di guerra. Nel caso specifico dei tedeschi, lituani, polacchi, ... che verso la fine della seconda guerra mondiale fuggirono di fronte all'avanzata dell'armata rossa. Ma è ovvio che quei drammi sono universali, rappresentativi di quelli di tutti i civili travolti da una guerra. Il romanzo culmina con l'affondamento della nave Wilhelm Gustloff che, seppure per lo più ignorato, è il disastro navale col più alto numero di vittime mai avvenuto, superiore persino a quello dei più famosi Titanic e Lusitania. E poiché Hollywood e la cinematografia tedesca non dedicheranno mai un film a questa nave "nazista", gremita all'inverosimile di povera gente, bisogna dar merito all'autrice di aver voluto, e saputo, trattare questa vicenda storica che può aiutarci a intuire cosa voglia dire essere un profugo di guerra. E poiché purtroppo anche oggi le guerre non mancano, non mancano i profughi, a centinaia di migliaia anche alle porte di casa nostra, consiglio la lettura di questo libro a tutti, a partire dai 15 anni (l'età di Emilia, uno dei tre protagonisti centrali). Credo che se un nostro ragazzo, e ancor più una ragazza, quindicenne leggesse questo romanzo, non potrebbe non restarne impressionato e probabilmente comincerebbe a capire la grande fortuna che ha a vivere in un Paese in pace e quali sono le vere "avversità", cosa vuol dire veramente lottare per vivere. Il libro merita, secondo me, solo una piccolissima critica. Il titolo dell'edizione italiana, "Ci proteggerà la neve", non ha molto senso, sarebbe stato meglio mantenere il titolo originale, "Sale per il mare".
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un viaggio nell’Europa dell’Est, il racconto di una tragedia spesso ignorata. Perché della Seconda Guerra Mondiale trascuriamo ancora troppi aspetti.
«Nessuno come Ruta Sepetys riesce a fare luce sui capitoli perduti della storia. Un romanzo unico sulla forza e il coraggio umani davanti alla crudeltà della guerra.» - Publishers Weekly
«Una storia dalla potenza straordinaria.» -
The Washington Post
«Superlativo e magistralmente scritto.» -
Wall Street Journal
«Ancora una volta Ruta Sepetys dà voce a intere popolazioni perse tra le pieghe della Storia.» - The New York Times
1945. Per milioni di persone quell’anno fu il momento della riscossa, della speranza, della vittoria, della fine del conflitto più sanguinoso della storia dell’umanità. Ma questo romanzo non è ambientato in Italia, nemmeno in Inghilterra, e men che meno in Francia: siamo in Prussia orientale, e qui quell’anno significa sconfitta e distruzione.
La Germania è a un passo dal baratro e le forze alleate, capeggiate dagli americani, stanno per schiacciare la potenza nazista. Ma gli sfollati della Prussia lo ignorano, tutto ciò che sanno è che l’esercito sovietico sta avanzando, distruggendo tutto ciò che incontra. La loro unica speranza è raggiungere il mar Baltico e salpare verso la Germania.
Una storia che non siamo abituati a sentire sulla Seconda Guerra Mondiale, quasi un racconto al contrario. Ma la verità è che per i civili, vittime sacrificabili, danni collaterali senza importanza, i nazisti e i sovietici sono la stessa cosa: carnefici. I massacri che compiono in nome della loro ideologia gareggiano in crudeltà e insensatezza.
Il romanzo è narrato a più voci, con i punti di vista che si susseguono di capitolo in capitolo. Facciamo quindi la conoscenza di Emilia, una ragazzina polacca incinta in fuga dall’orrore; di Florian, un ragazzo prussiano inspiegabilmente senza divisa che custodisce segreti di stato; di Joanna, una giovane infermiera lituana ma tedesca da parte di madre; e infine di Alfred, un giovanissimo soldato nazista che tenta goffamente di fare il suo dovere e intanto immagina di scrivere lunghe lettere alla fidanzata, mostrandosi come un intrepido eroe.
Nella lotta per la sopravvivenza spesso le differenze si acuiscono, gli egoismi esplodono (sono molti a pensare che solo i tedeschi abbiano il diritto di riparare in Germania); ma a volte può accadere che le divisioni perdano d’importanza. Per una scintilla di umanità Florian uccide un soldato russo che stava aggredendo una sconosciuta, Emilia. Da quel momento in poi il giovane prussiano non riuscirà più a liberarsi di lei, che lo vede come un salvatore, un cavaliere, nonostante la differenza etnica. E lui stesso finisce per affezionarsi alla ragazza, che tanto gli ricorda la sorellina perduta, probabilmente morta.
Finiscono tutti per salpare sulla nave Wilhelm Gustloff. Ognuno ha le sue speranze, le sue paure, i suoi rimpianti, i suoi desideri. Riusciranno a salvarsi dalla disfatta? I cultori di storia dell’Europa dell’est potrebbero conoscere già la risposta, mentre gli altri lettori potranno condividere l’angoscia dei protagonisti in questo viaggio disperato.
Ruta Sepetys, statunitense di famiglia lituana, ci conduce in un viaggio nell’Europa dell’Est, mostrandoci un volto inedito della Seconda Guerra Mondiale, senza eroi né retorica, ma privilegiando l’umanità e i sentimenti di quelle persone che si trovarono schiacciate dalla storia.
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