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La Cina in dieci parole - Hua Yu - copertina
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La Cina in dieci parole - Hua Yu - copertina
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Descrizione


Un illuminante e coraggioso vademecum del pianeta Cina, articolato in dieci parole chiave - alcune storiche come "popolo" e "rivoluzione", altre di recente creazione, come "taroccato" e "huyou", fregatura - in cui Yu Hua coglie i punti nevralgici di una società malata e svela cosa si nasconda dietro i numeri trionfali di uno sviluppo tanto rapido quanto sbilanciato. Le nostre interpretazioni eurocentriche vanno in frantumi e la Cina diventa, così, leggibile. "La Cina in dieci parole" non è un'invettiva che strizza l'occhio al lettore, ma un canto appassionato delle sofferenze di un popolo, della meschinità degli esseri umani e della loro grandezza. È coraggioso perché racconta lo svuotamento di senso della parola "popolo" del dopo Tian'anmen, l'insospettabile fallimento delle Olimpiadi di Pechino, la tragedia di orde di venditori abusivi, l'orrore delle demolizioni forzate e un paese dove non esistono più leader. Soprattutto, Yu Hua ama raccontare storie, tenere, comiche, esilaranti, terribili, commoventi: migliaia di bambini in un villaggio remoto che ignorano il gioco del calcio, Obama che campeggia sorridente sui cartelloni pubblicitari di un'imitazione del Blackberry, gente che si accalca sulla strada per stringere la mano alla sosia in gonnella di Mao, una coppia di disoccupati che si suicida perché non può comprare una banana al figlio, un bambino che chiede alla polizia di rilasciare i suoi rapitori perché sono troppo poveri...
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Dettagli

2015
Tascabile
10 giugno 2015
240 p., Brossura
9788807886225

Valutazioni e recensioni

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Pietro
Recensioni: 4/5

Yu Hua ci accompagna, attraverso le dieci parole che la maggioranza di noi più associa alla Cina, in un mondo da noi sempre poco conosciuto, ma che in realtà sempre più si avvicina grazie ad un’economia che sta diventando sempre più potente ed influente a livello mondiale. Naturalmente si tratta di un’esposizione generale sulla cultura cinese, se si ha voglia di approfondire in maniera profonda qualche particolare argomento riguardante la Cina, non è questo il libro adatto, ma bisognerebbe forse risolvere ad un saggio apposito. Invece, se si ha voglia di avvicinarsi per la prima volta a questo meraviglioso e sfaccettato paese, consiglio questa lettura.

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agnese
Recensioni: 3/5

Libro interessante per scoprire qualcosa in più sulla Cina e sull'enorme sviluppo economico e culturale degli ultimi decenni. L'autore arricchisce il tutto con aneddoti ed episodi personali che ci rendono più consapevoli di come possa essere stato vivere quegli anni. L'unica pecca è che se non si hanno le basi di un minimo di storia della Cina o della cultura del Paese potrebbe risultare a tratti noioso, altrimenti è veramente piacevole.

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Recensioni

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Voce della critica

È possibile spiegare un fenomeno complesso attraverso poche e semplici parole? Dovrebbero far questo i comunicatori; più raro, e per questo più prezioso, quando a farlo sono dei grandi scrittori.
Yu Hua è riuscito, nel suo splendido libro La Cina in dieci parole, a spiegare in maniera diretta cosa significhi essere cinese. Yu Hua utilizza poche parole per farlo – dieci, appunto – e da ogni parola sgorga un mondo limpido che fonde gli orizzonti personali e quelli collettivi.
Le dieci parole scelte, a prima vista, sembra siano parole secondarie e che non ci sia tra loro un nesso, un filo logico. Invece, leggendo, scopriamo di trovarci di fronte un vero e proprio manuale di storia umana contemporanea che scandisce i fatti che si susseguono in successione senza anticipazioni sul futuro o ingombranti flashback.
Per Yu Hua non si può non partire dalla figura simbolo per eccellenza: quella di Mao Ze Dong. In quella fase politica Yu Hua viene al mondo e compie gran parte del suo percorso formativo. La Cina di Mao viene dipinta e descritta come il Medioevo: il tempo e lo spazio sono rarefatti. Tutto è sotto il controllo dello Stato e dei suoi esecutori locali. I dazibao la fanno da padrone. Ed è proprio il dazibao la prima forma di scrittura in cui si esercita Yu Hua.
All’epoca della Rivoluzione culturale non si poteva scrivere altro, bisognava ricorrere a questa sorta di cahiers de doleance pubblici, in cui si accusava qualcuno, con motivazioni ampie anche se non sempre circostanziate, di essere controrivoluzionario. E, come nel Medioevo occidentale, l’accusato veniva isolato dalla società e messo sul rogo. Nel caso della Cina degli anni ’70 del secolo scorso, il rogo era un palco allestito ogni settimana in tutti i centri abitati, in cui i controrivoluzionari venivano pubblicamente offesi e picchiati senza alcuna remora da parte dei concittadini. Per assurdo che possa sembrare, i dazibao furono anche i primi “libri” che Yu Hua ebbe la possibilità di leggere. Non esistevano libri, come nell’Europa prima della diffusione dei caratteri a stampa. E noi, amanti di libri, non possiamo non sentirci completamente coinvolti dal capitolo “Leggere”, nel quale Yu Hua ci spiega come questo anelito fosse irrealizzabile durante la sua adolescenza. Come vagasse per la sua città, chiedendo disperatamente ma con circospezione, per non essere accusato di essere un controrivoluzionario, se qualcuno dei suoi amici possedesse un libro a casa. Ma per tutti l’unico libro consentito era il Libretto Rosso di Mao, simbolo di quegli anni rivoluzionari.
Dopo la morte di Mao, la Cina si risvegliò culturalmente da questo appiattimento. E Yu Hua ci descrive come sia stato fortunato a diventare scrittore proprio nel periodo in cui, dopo questa grande astinenza, fiorivano case editrici, giornali, e gli editori erano attenti alla qualità dei prodotti, che leggevano con attenzione e sapienza. Cosa che non accade più, confessa con rammarico. Ma la Cina del dopo Mao e dell’apertura riformista di Deng Xiaoping è tutta rose e fiori? Assolutamente no, secondo Yu Hua. Il processo che ha portato l’Europa a superare il Medioevo e a raggiungere la modernità è avvenuto dopo vari secoli, mentre lo sviluppo cinese è avvenuto in soli quarant’anni: troppo poco per poter consolidare le effettive differenze.
La Cina di oggi è pervasa dal fenomeno dello huyou, dell’intortamento. E questo ha causato una perdita dei valori collettivi che, nel bene o nel male, erano presenti al tempo di Mao. Yu Hua per questo afferma amaramente: “La mia preoccupazione è che, quando l’imbroglio s’imporrà come stile di vita, tutti ne faremo le spese, i singoli individui come il paese, in quanto, probabilmente, gli imbroglioni saranno vittime di se stessi, ovvero solleveranno la pietra per farsela cadere sul piede, come recita un detto cinese.”

Recensione di Francesco M. Iandiorio

 

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Conosci l'autore

Hua Yu

(Hangzhou 1960) scrittore cinese. È emerso negli anni Ottanta nel nucleo degli scrittori d’avanguardia, distinguendosi per lo stile kafkiano e per la lucida capacità di dissezionare il reale esplorando l’alienazione e l’assurdità della condizione umana. L’aberrazione, la crudeltà, l’indifferenza che attraversano le sue narrazioni appartengono a un rimosso della psiche cinese, che ha fatto ritorno con la Rivoluzione Culturale (Le cose del mondo sono fumo, 2004, è una scelta di racconti in traduzione italiana). Nel corso degli anni Novanta ha compiuto una radicale conversione e, pur insistendo nell’indagine della sofferenza, della violenza e della morte, ha abbandonato lo sperimentalismo e ha adottato una scrittura di impianto...

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