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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2016
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Bill Bryson ci porta con sé nell'Europa di inizio anni '80, ancora suddivisa in due blocchi, con uno stile ironico a tratti un po' forzato e a tratti veramente irresistibile. Avventure, routine di viaggio ed ordinarie follie del protagonista e dei personaggi che incontra ci portano da Capo Nord alla Turchia, senza risparmiare alcune tappe in Italia, per una lettura piacevole e istruttiva.
Di Bill Bryson bisogna subito dire che è uno scrive in maniera davvero divertente: non c'è niente da fare, riesce sempre a strapparti una risata o, almeno, un gran sorriso: e io gliene sarò eternamente grata.. Ho letto molti dei suoi libri di viaggio, straripanti di grandi camminate, piogge devastanti, amici pericolosissimi, incontri piacevoli e non, snocciolanti ad una ad una città, paesi, luoghi che, non sempre, dopo aver letto quanto scritto, viene voglia di visitare. Detto questo è davvero un autore godibilissimo, abile e capace di rendere interessante persino un paese che lui non ama, la Germania, imputata dei maggiori crimini .dell'umanità (come dargli torto?). Mi piace pensare che siano libri, compreso questo, da leggere in viaggio, qualunque viaggio, proprio per abituare il più possibile la nostra mente ad aprirsi e al nostro corpo ad abituarsi alle migliori (e peggiori) possibilità che un viaggio ci può offrire. Grazie, Bill, sei tutti noi.
Lettura piacevole, con considerazioni argute su numerose città europee visitate dall'autore, che è abile a descrivere con cura e a intercalare spassosi aneddoti della propria vita. Va tenuto in considerazione il fatto che il racconto si snoda fra anni '70 e '90 del Novecento, quindi già datato per le nuove generazioni. Bill Bryson è un'ottima penna, un talento naturale che spazia dalla guida da viaggio a pagine di autentica comicità. E' però un americano dell'Iowa trapiantato nel Norfolk inglese, quindi imbevuto di una cultura totalmente anglosassone che non di rado fa a pugni con la Mitteleuropa e l'Europa mediterranea. Ha un'avversione quasi viscerale per i tedeschi, cui imputa per l'eternità gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Qualche "schiaffo" anche agli italiani, cui attribuisce un contributo praticamente nullo allo sviluppo della tecnologia (sarebbe troppo facile smentirlo). Da leggere in treno e in ogni momento di pausa per farsi strappare un sorriso, anche se non si concorda in pieno.
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