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Anno edizione: 2016
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Approcciarsi al secondo disco, dopo lo straordinario successo dell'esordio, 2012, era roba da far tremare le chitarre. Singoli come "Stubborn Love" e, soprattutto, "Ho Hey", mica si scrivono tutti i giorni. Senza contare le pressioni che, immagino, il terzetto originario di NY, ha dovuto subire, perché il loro suono venisse disintegrato come è successo con i Mumford & Sons, un po' i loro mentori. "Cleopatra", invece, testimonia di una band che non ha rinnegato nulla di quell'esordio e continua a fare quello che sa fare meglio, ovvero un mix accattivante di indie folk e pop, leggero quanto basta, sostanzioso a sufficienza per non essere robetta di plastica. Il dischetto, almeno nella sua versione base, consta di undici pezzi per poco più di mezz'ora di musica: quasi un EP. Non si capisce perché non sfruttare lo spazio concesso dal supporto, ma tanto fa. La mezz'ora scivola via senza colpo ferire, ma anche senza far male. I Lumineers sono il classico gruppo che va giudicato dopo più ascolti, perché fonda tutta la sua bravura sugli agganci melodici, che probabilmente crescono ascolto dopo ascolto. Infatti, ad un primo giro, non sono rimasto troppo impressionato: il suono c'è, ma le canzoni, a parte due o tre pezzi, mi paiono decisamente deboli e troppo stringate, con un potenziale maggiore dei due minuti e mezzo che, in media, durano. La qualità maggiore, ripeto, è che non hanno tradito il loro suono. Se vi è piaciuto il primo disco, vi piacerà anche questo, che nulla aggiunge e, anzi, toglie leggermente.
Recensioni
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