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Lo definirei un racconto o romanzo breve. Una dolce e amara deviazione del più grande autore di gialli al mondo!!
Solitudini alla ricerca di conforto, atteggiamenti equivoci, comportamenti sopra le righe oppure impacciati per timidezza e ritrosia; un lavoro che ha il tratto originale di essere ambientato a Istanbul, ma che ricalca tanti di quelli che hanno la Francia come sfondo. Manca il mordente che si ritrova invece in molti altri libri dello scrittore belga di ben diverso spessore.
Non so se Federico Fellini abbia letto I clienti di Avrenos prima di girare I vitelloni, suo eccellente film del 1953, ma fin dalle prime pagine ho ritrovato la stessa atmosfera in cui trascinavano stancamente la loro esistenza i protagonisti della pellicola, ambientata a Roma, anziché a Istanbul come nel libro. E questo, né giallo né noir, è uno di quei romanzi – rari in verità – in cui Simenon, pur distaccandosi dalle tensioni proprie dei thriller, riesce a ricreare un’atmosfera ovattata, lattiginosa in cui i personaggi si muovono come ombre. Del resto, definirli ombre non è esagerato: tutti rappresentanti di un ceto medio decadente, più che vivere, vegetano, senza impeti sentimentali, incapaci di scuotersi dal torpore in cui da troppo tempo sono immersi. Si tratta di un gruppo di amici, turchi ed europei, non in grado di dare un senso alla loro vita e che fra una bevuta e una fumata di hashish sembrano avere come unico scopo quello di far trascorrere le ore. Spicca, in mezzo, una donna, una ballerina di night, l’ungherese Nouchi, non proprio bella, ma comunque desiderabile, che proviene dal proletariato e che fra gli amici è forse quella che ha uno scopo, e cioè illudersi di essere diventata ricca, mettendo in pratica continuamente il famoso motto “Carpe diem”. Civettuola, anche se a primo colpo può essere considerata una donna disposta ad andare con tutti, ha la capacità di attrarre e respingere, rendendosi così più desiderabile, una vera e propria esperta nell’arte della seduzione. La quasi totalità dei componenti della combriccola non lavora, vivendo di piccole o medie rendite, oppure si è trovata un’occupazione che lascia molto tempo libero, come nel caso del francese Bernard de Jonsac, interprete dell’ambasciata del suo paese. E il titolo? Chi è Avrenos? É il nome di un locale, per la precisione di un ristorante, quello più frequentato dai vitelloni, il campo base per organizzare improvvisate spedizioni verso il nulla. Da leggere.
Recensioni
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Di Georges Simenon, morto nel 1989, tutti ricorderanno la felice invenzione del commissario Maigret, eppure basta chiedere agli assidui frequentatori di circoli letterari, per scoprire che le più affascinanti pagine di letteratura lo scrittore belga le ha ideate nei suoi “romanzi-romanzi”, cioè nella sua produzione che esula dalla serie poliziesca.
Ambientazioni esotiche, approfondimenti psicologici e un interesse crescente per un certo tipo di borghesia corrotta, sono i tratti distintivi di una narrazione che rivela una profondità di analisi fuori dal comune. Questo romanzo, I clienti di Avrenos, ne è un fulgido esempio. Scritto a Marsilly nel 1932 e pubblicato nel 1935, è stato definito “un capolavoro” da Emmanuel Carrère, il noto autore di Limonov, che infatti ne ha tratto una sceneggiatura televisiva.
I protagonisti di questa storia sono una giovane donna, neanche diciottenne, Nouchi, e un misterioso uomo di mezza età, Bernard Jonsac. Lei è una ballerina di night club, sfuggita alla miseria di Vienna, dove era cresciuta in un caseggiato popolare di periferia, e approdata in Turchia al seguito di una compagnia di starlette da quattro soldi, viaggiando attraverso la Romania, la Bulgaria e tutti gli altri posti dove fosse possibile trovare un bordello in cui soggiornare. Nouchi non è bellissima, ha due occhi neri e affilati come punte di spillo e il naso aguzzo, ma è suadente, ammaliante e soprattutto conosce il segreto che custodiscono alcune donne che hanno conosciuto la disperazione e non hanno voglia di risentirla: la capacità di portare a ebollizione un uomo rendendolo capace di tutto.
Jonsac a dire il vero non è un uomo che si accende facilmente, anzi. Apparentemente è un mite burocrate francese, figlio di una famiglia aristocratica decaduta, che ha un piccolo incarico all’ambasciata francese a Istanbul. Il motivo per cui la notte in cui incontra Nouchi decide di portarla con sé è un vero mistero, ma sarà una decisione che rivoluzionerà la sua vita. Inizia a questo punto un’avventura dalle atmosfere esotiche ambientata sul Bosforo, un posto carico di tensione e magia. A Istanbul la giovane ballerina conoscerà la banda di sfaccendati amici di Jonsac - artisti, giornalisti, uomini d’affari – che passano le giornate passeggiando per la Grand-Rue di Pera e le notti a bere raki e fumare hashish. In questa città languida, con i suoi sfarzi e le sue miserie, la sua poesia artificiosa e decadente, Nouchi proverà a scalare la società gradino dopo gradino, con ogni mezzo. Con la sua consueta abilità e naturalezza, Simenon descriverà questo personaggio come una bestiolina quasi selvatica, una donna che gli uomini un po’ amano e un po’ disprezzano, ma che finiscono sempre per assecondare in ogni capriccio. La sua natura, come un siero oscuro, riuscirà a corrompere tutto ciò che la circonda, malgrado le belle sembianze, malgrado la giovane età. La sua influenza contaminerà questo romanzo con una nota assolutamente noir.
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