Come il vento tra i mandorli

La storia di Ichmad, narrata in prima persona, non può non coinvolgere il lettore: ad ogni pagina si soffre, si gioisce e ci si commuove con lui. Lo stile narrativo dell'autrice non mi ha entusiasmata, in alcuni punti l'ho trovato troppo sbrigativo e superficiale in riferimento ad alcuni aspetti che, a mio avviso, avrebbe dovuto approfondire di più. La forza della trama, tuttavia, sopperisce egregiamente a queste mancanze. A chi è interessato alla questione palestinese consiglio anche "Ogni mattina a Jenin" di Susan Abulhawa.

Palestina. Sotto gli occhi dell’intero mondo si consumano gli orrori di una guerra che non vede l’ombra di una tregua. Ichmad, primo figlio di una famiglia palestinese benestante, vive una tragedia nella tragedia: suo padre viene ingiustamente accusato di terrorismo ed incarcerato, e la sua famiglia viene espropriata dei propri beni viene trasferita in un misero lembo di terra, in uno stato di povertà assoluta. In un mondo in cui le armi e la lotta alla supremazia hanno il sopravvento sulla stessa umanità, la scienza e la passione per la conoscenza si dimostreranno capaci di unire due popoli in guerra da sempre. Sotto i rami del mandorlo, che viene chiamato da Ichmad e suo fratello Abbas Shahida, “testimone”, Ichmad imparerà a proprie spese il significato di amore, dedizione, rabbia e sacrificio.

Mentre scoppia il conflitto arabo-israeliano, a metà degli anni Cinquanta, due bambini palestinesi, appartenenti ad una famiglia benestante, vedono la loro vita quotidiana cambiare rapidamente: sono costretti dai soldati arabi a lasciare la loro bella abitazione per vivere in una casetta fredda e spoglia. L'arresto ingiustificato del padre, porta loro ad abbandonare i giochi e la spensieratezza infantile per entrare di forza nel mondo dei grandi, duro e senza scrupoli. Questa guerra, che ai loro occhi appare irragionevole e devastante, porta Ichmad e Abbas ad intraprendere due vite all'antitesi.