L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Altre offerte vendute e spedite dai nostri venditori
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
lo stile narrativo è quello tipico delgli scrittori african del 900, di traizione orale. spicca oltre alla cultura di una trbù nigeriana, l impatto dei bianki con tale cultura, mettendo in rilevanza l intolleranza i alcuni nativi con la rligione critiana. tante curiosità allinterno del romanzo. può essere, tranquillamente adottato dalle scuole. ben scritto
A mio avviso, uno dei capolavori della letteratura postcoloniale. Achebe riesce a tessere sapientemente le trame del suo popolo annientato da un imperialismo spietato. Lo stile è da narrazione orale, molto avvincente, come se si fosse in ascolto di un vecchio saggio. Insieme ad Aspettando i barbari di Coetzee, è uno dei miei preferiti del genere.
Un libro molto bello per vedere il mondo con gli occhi degli Igbo e riflettere sull'intolleranza verso chi è portatore di una cultura diversa.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Le cose che crollano, nell’Africa occidentale di fine Ottocento in cui il romanzo è ambientato, sono quelle che hanno sostenuto per secoli l’esistenza comunitaria del popolo igbo. Sono quelle in cui ha sempre creduto Okonkwo, protagonista del racconto, che muore suicida perché vede scomparire i valori del clan e i costumi del suo vissuto. Nel suo mondo tutto si disgrega, crolla, va a pezzi, mentre si sgretola la narrazione identitaria che ha tenuto insieme nel tempo famiglie e villaggi di Umuofia. Il romanzo si colloca in un momento di rapida trasformazione della società igbo.
Il tessuto sociale perde vigore e si sfascia sotto l’impatto violento dell’Europa imperialista e cristiana. Ma, secondo quanto narra Achebe, fattore concomitante di questa rovina generale è la debolezza intrinseca di quel mondo legato al passato, la sua rigida incapacità di adattarsi al cambiamento. Il romanzo ritrae perciò sia la tragedia della conquista, che quella del collasso interno. Ciò che rimane dopo il crollo è l’inizio di un lungo e faticoso processo di accomodamento, ma anche di appropriazione attiva della cultura occidentale per quanto può servire alla riconfigurazione e al rinnovamento del sé individuale e collettivo, dato che non si può tornare indietro nel tempo: è impossibile negare la storia. Lo scrittore si assume dunque il compito di riscrivere la storia africana, distorta o cancellata dalla storiografia europea, da una prospettiva interna ad essa, e ritorna al passato precoloniale non per nostalgia di quel passato, che comunque è perduto, ma perché esso costituisce la base ideologica per il suo controdiscorso: è il terreno di una storiografia alternativa. L’originalità di Le cose crollano sta proprio nello spostamento del punto di vista, nel fatto che assume una prospettiva ontologica africana, piuttosto che storiografica europea.
Due terzi del romanzo sono interamente dedicati alla ricostruzione della società igbo nella seconda metà dell’Ottocento, e i bianchi, l’Europa, l’Occidente non sono affatto al centro dell’azione, come nei romanzi coloniali della tradizione inglese, ma esistono solo in rapporto e in funzione al mondo nero. La rappresentazione degli “alieni”, che a poco a poco s’infiltrano nel clan di Okonkwo e gettano scompiglio fra gli abitanti di Umuofia, fa uso dei mezzi espressivi e dei punti di riferimento a disposizione degli igbo nella prima fase del colonialismo britannico. all’inizio queste creature leggendarie – che vengono prese per albini essendo bianche come il gesso, che hanno piedi senza dita e portano vetri sugli occhi – appaiono proprio ai margini del racconto. Il bianco è un oggetto visto dall’esterno e misurato in rapporto a ordinary men like us: gli igbo, i neri. (…)
Recensione di Annalisa Oboe
L'articolo è stato aggiunto al carrello
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da Feltrinelli, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.ibs.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore