Un commissario a cui non ci si riesce ad affezionare nè si riesce ad empatizzare con lui nè con gli altri personaggi. Descrizioni truculente inutili e noiose. Thriller inesistente perché il lettore capisce prima di tutti quello che sta succedendo... Esperienze di malati di tumore e figure di operatori sanitari fortunatamente rarissime... Che altro dire? Non capisco perché nel prologo parlano di editori che si sono contesi il libro
È così che si uccide
«Il romanzo di Zilahy convince e scorre come un fiume in piena, perché il ritmo è di quelli hard, la storia ha una precisa, umana valenza emotiva, e l'affresco di una Roma settembrina offuscata da una pioggia incessante che cancella prove e ricordi, è di quelli che fanno svettare un bel noir oltre la soglia delle convenzioni.» TTL - La Stampa - Sergio Pent «Mancini è una creatura di Mirko Zilahy, ed è un personaggio che ha tutte le caratteristiche per diventare un successo di massa. Un crescendo continuo di tensione e curiosità. E a spiccare è soprattutto la cupa bellezza della Roma popolare e postindustriale tra Ostiense e Testaccio.» il Fatto Quotidiano - Fabrizio D'Esposito «Una crime story corposa e cruenta che non risparmia ai lettori né fuoco né sangue, ma segue un filo logico di impronta anglosassone. Anche se è a Roma che il serial killer colpisce.» L'Unità - Federica Fantozzi «La tensione narrativa è un dono che pochi scrittori sono in grado di garantire. E se è vero che per un buon risultato, oltre al talento è necessaria la tecnica, l'esordiente Mirko Zilahy dimostra di possedere l'uno e l'altra.» la Repubblica - Silvana Mazzocchi «Grande tensione narrativa e tre protagonisti che tengono la scena da fuoriclasse: il commissario, l'assassino e Roma.» Libero - Felice Modica «È così che si uccide è la nuova sorpresa del thriller italiano.» Elle - Cristina de Stefano «Per la trama del suo primo romanzo, un thriller nerissimo, Mirko Zilahy ricorre a materiali d'uso nella letteratura del genere. Ma c'è qualcosa (molto) di più in È così che si uccide. Il più è dato dall'atmosfera di disfacimento che grava sulla città delle nuove rovine. E dalla scrittura che registra i progressivi slittamenti del terrore. Di una paura che sembra contagiare tutti i personaggi del romanzo, perché in realtà abita nel fondo oscuro di ciascuno. Anche di noi, partecipi, spaventati lettori. » Corriere della Sera - Ranieri Polese La pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo, usando i propri affilati strumenti per mettere in scena una morte. Perché la morte è uno spettacolo. Lo sa bene, Enrico Mancini. Lui non è un commissario come gli altri. Lui sa nascondere perfettamente i suoi dolori, le sue fragilità. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se non fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui poveri corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui non riesce a riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa ogni volta. Così, Mancini rifiuta il caso. Rifiuta l’idea stessa che a colpire sia un killer seriale. Anche se il suo istinto, dopo un solo omicidio, ne è certo. E l’istinto di Mancini non sbaglia: è con il secondo omicidio che la città piomba nell’incubo. Messo alle strette, il commissario è costretto ad accettare l’indagine... E accettare anche l’idea che forse non riuscirà a fermare l’omicida prima che il suo disegno si compia. Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così che si uccide. Questo romanzo non è solo il thriller italiano che ha conquistato gli editori internazionali prima dell’uscita. Non è soltanto un esordio travolgente, scritto con maestria inedita. Questo romanzo è una sfida irresistibile, che avvolge il lettore nell’incantesimo della più pura tensione narrativa. Storia di un caso editoriale di successo Fine 2014: In una Roma sferzata dalla pioggia, Mirko Zilahy e il protagonista del suo romanzo, Enrico Mancini, iniziano a conoscersi. Nascono così un incipit e una prima scena folgoranti che convincono un’importante agente letteraria: quella storia va raccontata fino in fondo. Gennaio 2015: Mirko Zilahy decide di ascolt
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Non sono un fan delle copertinedi Zilahy, ma PERFORTUNA non mi sono fermato alle apparenze un po' già viste!! Un thriller che ti tiene attaccato fino alla fine. L ho letto in 5 giorni!! Mia moglie mi dava gomitate alle 3 di notte per farmi spegnere la luce...ne volevo sempre di più! Uno di quei libri per cui leggere uno-due cap "tanto per addormentarmi" non è possibile...rimani attaccato. Bellissimo, coinvolgente. I personaggi ti portano nelle loro vite, non riesci a non sentirti uno di loro, a vivere con loro..e la caccia al killer è anche la tua!! Una nuova frontiera!!
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Un libro sicuramente interessante, che non mi sono pentita di aver letto (anche se non sono una vera amante dei thriller); tuttavia la scrittura, la costruzione dei personaggi, le atmosfere seppure buone mi sembra che manchino di qualcosa, di quel quid in più che ti porta ad amare profondamente un'opera. E' tutto preparato molto bene, convincente, ben scritto, ma appunto suona un po' confezionato. Non ho amato molto le troppe descrizioni architettoniche e tecniche dei luoghi romani teatro dei delitti che a mio avviso appesantiscono e rallentano la lettura. Credo comunque che possa essere un libro consigliato agli amanti del genere perchè è un ottimo giallo investigativo.
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