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Indubbiamente una bella scrittura, si vede che chi scrive usa con maestria ed eleganza la lingua italiana...tutt'altro che le traduzioni dei thriller stranieri. Storia ben congegnata che trova anche un interessante finale. Capisco che l'autore trovi molto affascinanti alcuni luoghi di Roma e dell'Agro romano, ma l'unico difetto di questo libro sono a mio parere proprio le eccessive e minuziose descrizioni di luoghi che, chi non conosce, difficilmente può immaginare/visualizzare. A parte questo, un'ottima lettura estiva e bel libro che si legge velocemente anche per la brevità dei capitoli. Continuerò con gli altri. (PS: non si capisce davvero perchè alcune edizioni economiche TEA abbiano carta normale ed altre tipo questa pagine sottilissime tipo carta velina...)
Il romanzo è ambientato in una Roma molto grigia e piovosa; devo dire che quando ho iniziato a leggere il libro non ne ero tanta entusiasta, le prime pagine mi annoiavano un po'e avevo preso sulle scatole il commissario Mancini; poi nel proseguire la lettura mi sono accorta che la storia prendeva una piega differente e allora ha iniziato ad incuriosirmi tant'è che non riuscivo a smettere di leggere. Alla base di tutto c'è la figura di un assassino, l'Ombra, che non ha avuto una vita molto facile e se uccide (e Come uccide) lo fa per un motivo ben preciso che lascio a voi scoprire quando lo leggerete. Sicuramente è un libro ricco di suspense, che permette che il lettore stia molto attento e vigile fino alla fine della lettura. Cosa proprio non mi è piaciuto? L'elaborazione dei capitoli; essi sono brevi però non vi trovo una grande concatenazione; li ho trovati poco strutturati. In tutto ciò è un libro che, secondo me, vale la pena leggere; e poi si legge in pochissimo tempo.
Si legge tutto d'un fiato,coinvolgente anche se con qualche pagina di troppo,leggerò anche il capitolo successivo.Punto di forza la scrittura lineare e il finale davvero emozionante,la nota dolente quelle 100 pagine in più delle quali si farebbe tranquillamente senza;fosse stato un pò meno prolisso avremmo avuto un piccolo capolavoro....
Recensioni
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Terminata una nuova avventura: voi sapete come si uccide? In E’ così che si uccide Mirko Zilahy lo spiega in modo molto dettagliato.
Se non amate thriller troppo cruenti questo non fa per voi, ma se amate i profiler, e i thriller psicologici siete tra le pagine giuste. Mirko Zilahy non usa mezzi termini, e voi non potete che amarlo od odiarlo, anche qui senza sfumature.
All’inizio ho veramente faticato: troppe descrizioni, troppo ritornare a raccontare posti già citati e letti, ma la calamita messa in tasca a Enrico Mancini è talmente forte che ti fa traghettare oltre e non ti dà scampo. Devi capire chi, cosa, perché, movente e assassino, non puoi non arrivare all’ultima riga. Passate le prime cento pagine il commissario Enrico Mancini non potrete per nulla accantonarlo.
Questo personaggio, uscito dalla penna di Zilahy è triste, burbero, con modi da non usare mai, ma è magnetico, è l’uomo che incontri e non ti lascia mai indifferente. Magico, come la squadra di cui ho apprezzato ogni singolo componente. Un romanzo duro, crudo, con descrizioni di una Roma improbabile e diversa, ma spettacolare in ogni suo angolo, anche dietro l’obbiettivo della macchina fotografica di Caterina.
Un susseguirsi di morti e di colpi di scena, fino al termine, tenendo sempre ben presente argomenti come abbandono, malattie, tristezza.
“Il mondo visto frontalmente è illeggibile” mai frase più vera nei miei pensieri, ma sarà proprio così? Cosa vorrà farci capire l’autore con questa frase?
Leggetelo lo scoprirete. Al momento io vado a leggere la seconda indagine del Commissario Mancini, che sono sicura non mi deluderà nemmeno questa volta.
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