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Anno edizione: 2014
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Pur essendo la protagonista del romanzo frutto della fantasia dell'Autrice, la storia è resa credibile dall'utilizzo di veri protagonisti dello sviluppo delle scienze naturali, come Sir Joseph Banks, celebre naturalista, direttore dei Kew Gardens di Londra, che dette un notevole contributo alla conoscenza di piante provenienti dagli angoli più sperduti del pianeta, e come Alfred Russel Wallace, che con il suo saggio sulla selezione naturale spinse Darwin a pubblicare la sua opera sull'origine delle specie. Affermare che questa opera ripercorre la storia del progresso delle scienze naturali, dall'esplorazione botanica nei paesi tropicali dell'ultima parte del XVIII secolo fino alla formulazione della teoria dell'evoluzione dei viventi ad opera di Darwin, sarebbe però riduttivo; il libro non è solo un'immersione nel passato e nel mondo della botanica, ma contiene riflessioni sulla vita, sulla morte, sull'amore. Elisabeth Gilbert fa infatti scontrare il mondo razionale della sua protagonista, Alma, con il mondo magico del disegnatore di orchidee di cui si innamora. Ad unirli, il desiderio di comprendere i meccanismi segreti che regolano il mondo e danno senso alla vita.
Conoscevo la Gilbert solo per il suo memoir Mangia, prega, ama, che non mi appassionò per nulla nel lontano 2010, ma sono davvero contenta di essermi incuriosita a questo nuovo romanzo abbastanza da decidere di comprarlo, e leggerlo, perché è sicuramente una delle letture migliori di questo (ancora neonato, ammetto) 2016. The Signature of All Things racconta la storia di Alma Whittaker, nata nel gennaio del 1800, figlia di un magnate della botanica, un vero e proprio self-made man. Alma cresce intelligente anche se bruttina, viene istruita in modo decisamente anomalo (in senso positivo) e crescendo si appassiona alla botanica ma anche alla gestione della tenuta e dei vari affari commerciali del padre. La sua curiosità e il suo desiderio di conoscenza la porteranno a condurre una vita davvero singolare ed interessante. Tremo al pensiero degli studi che la Gilbert deve aver affrontato per poter creare un personaggio così curioso e al tempo stesso credibile, così legato a tutti gli eventi scientifici (e non solo) di un intero secolo (e che secolo!). Questo romanzo vale davvero la pena, anche se è molto lungo e magari ogni tanto di chiederete dove vuole andare a parare l'autrice: lo scoprirete a tempo debito, nel frattempo la ricchezza della narrazione vi impedirà di annoiarvi. P.S.: in realtà c'è una parte che ho trovato noiosa (quella ambientata ad Haiti), anche se penso che probabilmente sia quella migliore del romanzo, da un certo punto di vista.
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