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Anno edizione: 2013
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A distanza di cinque anni esce il nuovo disco del duo norvegese dal titolo “declaration of dependance”. Certo oggi cinque anni sembrano un’eternità ma fino a qualche anno fa (ed in fondo è ancora così per qualcuno) era la cifra creativa della maggior parte degli artisti (con la “a” maiuscola), ed in modo assolutamente trasversale nell’ambito del panorama musicale. Perché la creatività vera, a mio modo di vedere, non è a domanda, non la si può stabilire a tavolino o negli uffici di qualche produttore, ma è, o meglio dovrebbe essere, il frutto libero dell’espressione dell’artista. Mi e vi chiedo, per quanti oggi è ancora così? E allora eccoli i K.O.C. che dopo alcune divagazioni personali, e dopo che qualcuno li aveva dati pure per spacciati (artisticamente parlando), tornano con un nuovo e a mio avviso brillante lavoro. Ritroviamo così le belle atmosfere che già avevamo avuto modo di apprezzare nel disco precedente, rispetto al quale i due si presentano con una formazione ancor più essenziale e tutta rigorosamente acustica. Riecheggiano, sapientemente amalgamati, alcuni richiami più o meno espliciti, alla bossa e al folk acustico nord-americano. Via qualsiasi esplicito riferimento percussivo, restano le chitarre (di cui trovo apprezzabile l’uso ritmico che ne viene fatto), il basso, il piano e qualche contrappunto di archi qua e là. Oltre a questo ci sono, direi ancora di più in primo piano, le voci dei due ragazzi di Bergen, di cui mi piace sottolineare il buon lavoro fatto in termini di armonizzazione e di arrangiamento vocale. E’ bello sentire, brano dopo brano, nota dopo nota, il modo gentile e raffinato con cui i due si passano il testimone della linea melodica lasciandosi reciprocamente il ruolo del controcanto. In fondo il disco è una dichiarazione di stima reciproca, di dipendenza appunto, che fa del lavorare insieme, dello scrivere insieme, del suonare e cantare insieme, il percorso umano ed artistico scelto dai K.O.C. Un disco da ascoltare in silenzio sia che piova o che sia bel tempo, con il solo gusto di lasciarsi trasportare in una realtà sospesa. Più leggera di quanto a volte la vita non sia.
Recensioni
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