Di film ne ho visti tanti, e posso tranquillamente capire qual è la differenza tra un bel film e un pessimo film. Questo è un pessimo film. Pro: -Effetti speciali molto ben curati -Ottima regia e fotografia -Basta. Contro: -Attori pessimi tranne il protagonista -La trama si è "profonda" se così vogliamo dire e interessante, ma la direzione del film è quella del filmone trash di serie B. La trama è solo una sorta di distrazione dal fatto che il film è solo una scusa per gli effetti speciali, le sparatorie e gli incassi. -Spesso la sceneggiatura è davvero ridicola, ci sono scene degne dei Power Ranger. -Tanti Clichè Veramente una delusione totale, non capisco come se ne possa parlare bene
District 9. Vietato ai non-umani (1 DVD)
Sulla Terra sono atterrati gli alieni e sono stati ghettizzati in una baraccopoli alle porte di Johannesburg. Ma un uomo ha scoperto il misterioso segreto della tecnologia militare extraterrestre. Inseguito e braccato per tutti gli strani vicoli della bidonville aliena, scoprirà cosa significa essere un vero e proprio straniero sul suo stesso pianeta.
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Titolo originale:District 9
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Regia:
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Interpreti:
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Paese:Stati Uniti
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Produzione:Sony Pictures Home Entertainment, 2013
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Distribuzione:Eagle Pictures
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Durata:112 min
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Lingua audio:Italiano (Dolby Digital 5.1);Inglese (Dolby Digital 5.1)
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Lingua sottotitoli:Greco; Inglese; Italiano; Portoghese
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Formato Schermo:1,85:1
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Contenuti:commenti tecnici: commento del regista e co-sceneggiatore Neill Blomkamp; scene inedite in lingua originale: scene eliminate; documentario: "La problematica aliena: il diario del produttore cinematografico"
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Buon film, accattivante come montaggio e costruzione del plot. I personaggi non sono così stereotipati (tranne i militari) ed è ottima anche l'idea di fondo per trattare una tematica attuale, ovvero il razzismo. Perchè ci sarà sempre un diverso da dileggiare e offendere. I "gamberi" ghettizzati dagli uomini e dalle bande di delinquenza organizzata sono una chiara metafora di quello che spesso succede oggi nelle metropoli. Difetti del film? Il protagonista che si salva sempre all'ultimo secondo fino alla fine, anche se devo dire che l'action di questo film mi è proprio piaciuto. Anche il finale, non è scontato. Da vedere perchè è un buon prodotto che (forse) vuol fare anche riflettere. Il chè non è poco!
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PASQUALE DE RENZIS 21 novembre 2010
Se ne sono viste tante al cinema di storie di alieni che arrivano sulla Terra, ma stavolta la differenza è che le vittime, gli indifesi sono proprio gli alieni: la loro astronave si guasta e resta ferma immobile sopra il cielo di Johannesburg per oltre vent’anni. Gli umani hanno prelevato gli extraterrestri, circa un milione, dal gigantesco mezzo volante e li hanno rinchiusi in una sorta di campo per rifugiati ai margini della metropoli; ma la convivenza tra le due specie diventa sempre più difficile col passare del tempo e i cittadini sudafricani si lamentano e si ribellano a tal punto da costringere il governo a decidere un trasferimento di massa in un campo lontano duecento chilometri dalla città. La più grossa difficoltà, oltre a quella di spostare una considerevole moltitudine di esseri, sta nell’ipocrita volontà del governo di certificare l’approvazione degli alieni al loro trasferimento che in realtà sarà in ogni caso forzato e imposto come tutte le decisioni prese ai loro danni da quando sono giunti sul Pianeta Terra; la missione piuttosto impossibile di entrare nella baraccopoli in cui si trovano gli alieni, denominata “Distretto 9”, e far firmare ad ognuno di loro l’accettazione alla nuova destinazione è affidata al timido quanto puntiglioso e ambizioso impiegato ministeriale Wikus Van Der Merwe che solo una volta messo piede nel distretto e venuto a contatto con la impressionante realtà in cui vivono gli extraterrestri si renderà conto degli errori fatti dal governo e dai suoi simili nell’approccio e nel comportamento con questi esseri diversi, divenendo egli stesso vittima di quegli errori. Il migliore pregio di questa pellicola sta nell’affrontare un tema d’attualità raccontandolo con una storia fantascientifica, capovolgendo lo stereotipo, fin qui battuto dalla cinematografia, dell’extraterrestre invasore e cattivo rendendolo alla stregua dei moderni migranti trattati come malati infetti da mettere in quarantena, non facendo però l’errore di umanizzarli esteriormente dandogli una parvenza di familiarità ma mostrandoli comunque alquanto disgustosi, simili a dei gamberoni giganti, facendo partire già dal primo approccio la scontata intolleranza nei loro confronti. Ovviamente la volontà era quella di estendere il concetto di xenofobia a qualsiasi tipo di diversità e un grosso atto simbolico per la narrazione è stato quello di chiamare la baraccopoli degli alieni appunto “Distretto 9” con chiara allusione al famigerato “distretto 6” di Città del Capo segno distintivo dell’apartheid degli anni ’70, e altra scelta significativa è quella di trasferire per la prima volta una storia di tale genere in una metropoli come Johannesburg con tutti i rimandi storici e politici che possono seguire. Sudafricano di nascita è il regista, Neill Blomkamp a cui si deve anche l’idea originale del film che aveva trattato in un cortometraggio di qualche anno fa, “Alive in Joburg”; sudafricana la maggior parte degli attori, a partire dal protagonista Sharlto Copley, espressamente scelti per una questione soprattutto linguistica. A produrre “District 9” volendo a tutti costi portare questa storia sul grande schermo è stato Peter Jackson, il regista de “Il Signore degli Anelli”; con 30 milioni di dollari ha reso possibile a Blomkamp di creare un’opera innovativa per il genere allargando le frontiere del cinema sugli extraterrestri evidenziando sfumature sociali e umane che non sempre hanno pagato in termini di botteghino con film di questo tipo: e invece oltre ad essere stato un blockbuster negli Stati Uniti “District 9” ha ricevuto critiche e accoglienza esaltanti anche in Europa. Originale e particolare il lavoro di Blomkamp è da considerarsi buono non solo per il modo in cui ha trattato la difficile tematica ma anche per la tecnica usata per girare e narrare la storia.