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Penultimo disco della band inglese, il migliore dai tempi di "What's the story (morning glory)". I due fratelli Gallagher tra un litigio e l'altro, arrivati quasi alla fine della loro carriera negli Oasis, riescono ad unire alla perfezione la voce di Liam alla creatività di Noel. Album diverso dai loro standard ma non per questo meno bello, anzi al contrario, godibilissimo. Uno degli ultimi ruggiti di quella che è stata la band simbolo degli anni 90, che, anche se ormai fuori di scena, allieta le giornate degli appassionati attraverso i loro classici, "Don't believe the truth" compreso.
Gli Oasis sono stati probabilmente la rock band più famosa, seguita, odiata, disprezzata, amata e contraddittoria degli Anni Novanta e dei primi Anni Duemila. Wonderwall, Don't look back in anger, The hindu times, The masterplan (solo per citarne alcuni) hanno fatto cantare milioni di persone e i loro concerti sono sempre stati un evento. Con Don't believe the truth gli Oasis si stanno lentamente (o forse velocemente?) alla loro uscita di scena, ma lo fanno con un album assolutamente dignitoso. Rock orecchiabile, melodie pulite, i soliti "lenti" piacevoli, non mancano in quest'album dal titolo emblematico. Di certo non il migliore album della band, ma sicuramente un buon prodotto.
Nel 2005 gli Oasis sono ancora sulla cresta dell'onda e questo album li fa ancora una volta arrivare ai primi posti delle classifiche mondiali. Anche negli USA arrivano nella top 10, dopo i fasti dei primi 3 album. Alla scrittura contribuiscono tutti i membri della band (Noel, Liam, Gem e Andy), mentre alla batteria fa il suo debutto il figlio di Ringo Star (andrà anche in tour con il gruppo). Oltre ai singoli (Lyla, The importance of being idle e Let there be love) sono numerose le canzoni che lasciano un segno. Le mie preferite in assoluto sono Turn up the sun, Keep the dream alive e A bell will ring. Un album maturo, di una band consapevole della propria grandezza. Sono ancora loro i numeri 1. Ma mi raccomando, non credete alla verità...
Recensioni
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