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Non c’è che dire: la Némirovsky sa toccare le corde giuste e ogni pagina riserva una particolare emozione, senza tuttavia mai esagerare, senza scivolare nel melodramma. I doni della vita è un’ appassionante saga di una famiglia dell’alta borghesia, gli Hardelot, lungo un arco di tempo che va dagli inizi del XX secolo, fino al 1940. I contrasti insanabili fra le classi sociali sono ben rappresentati, con il padrone del vapore che vuole comandare in tutto, anche negli affetti, ma per fortuna che c’è un nipote che si ribella per sposare la ragazza dei suoi sogni, un’esponente della piccola borghesia. La rigida presa di posizione del grande vecchio, l’acquisita consapevolezza che qualcosa deve cambiare del figlio imbelle, padre del giovane ribelle, la tenera storia d’amore di quest’ultimo con la delicata Agnes, il dramma della Grande Guerra che travolge ogni certezza, ma che non riesce a sradicare un’ottusa mentalità capitalistica, l’invasione tedesca della Francia nel 1940 scorrono sotto gli occhi del lettore come in una pellicola cinematografica, con descrizioni degli ambienti e approfondimenti psicologici che risultano di grande efficacia, seppure espressi con uno stile per nulla ridondante, anzi semplice, e perciò immediato. La Nèmirovsky riesce a parlare di tutto, a mostrarci la vita come essa è, senza banalità, ma con precisione e delicatezza, tanto che sono frequenti le pagine di vera e propria poesia. Leggetelo, perché I doni della vita finisce con l’essere, esso stesso, un dono della nostra vita.
Ho letto molti libri dell'autore ma i "Doni della vita", scritto poco prima del suicidio, spiega e anticipa le motivazioni del suo gesto. Quello di un uomo rimasto completamente solo, in terra straniera, anche perchè in nessun luogo ormai si sente di casa. La disperazione traspare fra le righe, nn x sconvolgere ma x arrivare con discrezione solo a chi l'ha provata. Nn cerca compassione, forse neppure comprensione, è solo il suo libro d'addio x i suoi lettori, x spiegare loro il suo gesto, forse inevitabile, nel momento in cui si rende conto che oltre ad essere solo nn è neppure più autosufficiente e nn desidera finire in mani sconosciute. Assolutamente da leggere, da evitare in stato depressivo.
definirlo un feuilleton si fa un torto a questo genere letterario.qui manca tutto:ambientazione,personaggi,trama inconsistenti,epilogo scontatissimo.in sintesi una delusione.
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