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1952. Grazie alla determinazione di un medico che si è preso a cuore il suo caso, Adeline comincia a ricordare, a parlare. Ma capisce che, per ricominciare a vivere, deve tornare là dove tutto è successo. Dove qualcuno, forse, la aspetta ancora...
«Splendidamente scritto... Una storia che vi accompagnerà a lungo...» - Fabulous Magazine - The Sun
1952. La guerra sembra lontana, ma le sue ferite sono così profonde che non si sono ancora rimarginate. E talvolta sono invisibili, come quelle di Adeline: otto anni prima, le suore di un convento nel sud-ovest della Francia l'hanno ritrovata, ferita e sconvolta, in aperta campagna. Da allora, la donna si è chiusa in un silenzio impenetrabile. Adeline però sembra in attesa di qualcuno. Ma di chi? E perché? 1940. L'esercito tedesco occupa la Francia e ogni certezza va in frantumi. Impossibile sottrarsi alla paura, persino nel tranquillo villaggio di Oradour, nel centro del Paese: così Sébastien, allegro, ottimista e innamorato della bella Isabelle, è costretto a espatriare per sfuggire alla deportazione. Non può scappare invece Paul, il fratello di Isabelle, che viene mandato al fronte e sa che ogni giorno, per lui, può essere l'ultimo. Gli abitanti rimasti si ritrovano nel piccolo emporio del paese, la cui proprietaria, Adeline, ha un sorriso per tutti...Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Bellissimo. E' vero che all'inizio la pletora di personaggi può confondere un po', ma andando avanti nella lettura tutto si collega, con grandissima armonia. Splendido e spaventoso. E sono cose accadute realmente, non solo in quel piccolo, quasi sonnolento, pacifico paesino francese, ma in cento, mille altri pacifici paesini. Un tedesco di chiara fama ha detto che per secoli, la prima parola che verrà in mente a chiunque incontrerà un Tedesco, sarà "Auschwitz". Prima di scambiare una parola, di stringere una mano o di rivolgere un sorriso. Solo Auschwitz. Ed è assolutamente vero, almeno per quanto mi riguarda. La crudeltà di cui sono stati capaci i Tedeschi non è neanche narrabile e, per fortuna, mai è stata uguagliata e, si spera, che mai lo sarà. Il libro è crudo e terribile, senza però indulgere nell'orrore, è storicamente rigoroso, cosa non troppo e non sempre semplice, trattandosi di un romanzo, è ricco di "pietas" non verso i Tedeschi, naturalmente, ma verso le umane debolezze delle incolpevoli vittime. C'è anche una fugace immagine di un soldato tedesco che piange, sopraffatto, forse, dal crudelissimo scempio. Come a dire: " Avevi una possibilità di comportarti da uomo, e non sei stato capace di usarla". E c'è la speranza per il futuro. Isabelle, sua madre e Sebastien, Paul, Tristam e i suoi fratelli rimarranno con me molto a lungo. Leggetelo e fatelo leggere. Merita davvero.
Cesca Major è un'insegnante e voleva proporre gli alunni di terza media un argomento che riguardasse la seconda guerra mondiale. Consigliata da un collega, si concentra su un fatto vero, il massacro di più di 600 civili da parte di soldati nazisti nel paese francese di Oradour. Partendo dalla storia vera, la scrittrice imbastisce un romanzo a più voci, raccontando gli eventi attraverso i ricordi di alcune persone del paese, Tristan, Isabelle, Sebastien, Paul e la stessa Adeline, che invece è diventata muta e la sua mente rifugge dai quei terribili momenti. Dalle testimonianze inventate dei personaggi si arriva alla conclusione drammatica degli eventi, in un crescendo di ritmo e di ansia che coinvolge il lettore. Scritto bene, scorrevole, e con buona definizione dei diversi attori, alla fine lascia un grande vuoto, il vuoto eterno che provoca la guerra con le sue barbarie. Da leggere.
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